Dopo un confronto durato anni, 139 Paesi, membri dell’Ocse e del G20, hanno concordato sulla necessità di approvare una riforma fiscale globale basata su due pilastri:
- un nuovo sistema dei diritti di imposizione delle maggiori imprese multinazionali alle giurisdizioni in cui sono realizzati gli utili: è stato previsto per le grandi aziende con un fatturato sopra i 20 miliardi di euro e una redditività superiore al 10%, prima dell’applicazione delle tassazione, il pagamento delle imposte anche nei Paesi in cui operano e non solo dove hanno la sede legale. La convenzione multilaterale di attuazione è stata approvata dall’Ocse l’11 ottobre 2023;
- Una tassazione minima effettiva pari ad almeno il 15% per i grandi gruppi multinazionali con fatturato globale superiore a 750 milioni per «ridurre le possibilità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili».
La Global Minimum Tax, approdata anche in Italia dal 1° gennaio 2024, rende concreto il secondo pilastro della riforma fiscale approvata su scala mondiale e prevede l’introduzione di una imposta minima del 15% per le multinazionali. Ma il percorso dal globale al locale è stato lungo, con una importante tappa intermedia in Ue: a fine 2022 è stata approvata la direttiva per introdurre negli Stati membri la nuova imposta minima per le grandi imprese. Sullo schema di riforma condiviso su un piano internazionale, l’Ue ha confezionato la traccia da seguire per introdurre il nuovo modello di tassazione apportando alcuni accorgimenti, sintetizzati dal nostro ministero dell’Economia nei seguenti punti:
- L’estensione della disciplina ai gruppi nazionali di imprese con fatturato globale almeno pari a 750 milioni di euro;
- L’imposizione integrativa per tutte le imprese localizzate in uno Stato membro a bassa imposizione, incluse le controllanti capogruppo che applicano l’imposta minima integrativa. È stata pensata per mettere un freno al fenomeno del dumping fiscale: le maggiori entrate fiscali stimate a livello mondiale sono pari a 220 miliardi di dollari all’anno con la tassazione minima globale e si prevede una riassegnazione di oltre 125 miliardi di dollari di profitti al territorio in cui sono stati prodotti. Secondo le analisi i vantaggi maggiori saranno per le economie dei Paesi in via di sviluppo.