Decreto sulle criptovalute: pene e multe più severe

Il governo italiano sta preparando un pacchetto di norme molto in linea con le indicazioni dettate dall'Unione Europea sulle monete elettroniche

Decreto sulle criptovalute: pene e multe più severeUn'immagine del primo Consiglio dei ministri del Governo Meloni© Governo

Il Governo italiano sta lavorando a un Decreto sulle criptovalute, denominato Dlgs cripto, che prevede pene e sanzioni più severe, con multe fino a 5 milioni di euro. Il provvedimento, le cui linee guida sono state anticipate dal Sole 24 Ore, consiste in 48 articoli che dovrebbero consentire di adeguare il quadro normativo nazionale al regolamento dell’Unione Europea del 31 maggio 2023, numero 2023/1114, relativo ai mercati delle cripto-attività.
Il documento è stato rimandato al prossimo Consiglio dei ministri in calendario lunedì 24 giugno 20224 per permettere la presenza e la partecipazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il testo stabilisce le regole per l’emissione e la diffusione di criptovalute e definisce le autorizzazioni necessarie a operare in questo mercato, definendo il quadro sanzionatorio penale e amministrativo.

Le sanzioni amministrative

Nella fattispecie di soggetti giuridici le eventuali sanzioni possono arrivare fino a 5 milioni di euro ma si valuta anche la possibilità di “comminare” un importo pari al 12,5% del fatturato annuo della società multata. In ogni caso le sanzioni pecuniarie nei confronti delle società partono da 300 mila euro.
Nei confronti delle persone fisiche, inclusi i rappresentanti legali e il personale aziendale, si va da 5 mila a 75 mila euro.

Le sanzioni penali

L’articolo 30 del titolo IV dello schema di decreto introduce la reclusione da sei mesi a quattro anni e una multa da 2.066 a 10.329 euro per chi “offre al pubblico token collegati ad attività ovvero ne chiede e ottiene l’ammissione alla negoziazione” in violazione di quanto stabilito dalle norme comunitarie (articolo 16 del regolamento UE 2023/1114).
Le sanzioni penali scattano anche per chi “presta servizi per le cripto-attività in violazione dell’articolo 59” del medesimo regolamento europeo, quello che stabilisce i requisiti patrimoniali e di interoperabilità per gli emittenti di token definiti ‘significativi’: i criteri sono avere “una clientela ampia, un livello elevato di capitalizzazione di mercato o un numero elevato di operazioni”.
Nel mirino delle nuove regole comunitarie che l’Italia sta per adottare, ci sono poi coloro che emettono “token di moneta elettronica in violazione della riserva di cui all’articolo 48” oppure “offrono al pubblico token di moneta elettronica o ne chiedono e ottengono l’ammissione alla negoziazione in assenza del previo consenso scritto dell’emittente”.

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