La strada per un’Europa più produttiva e competitiva nello scacchiere internazionale passa inevitabilmente dalla sua capacità di innovare, soprattutto nel campo dell’Intelligenza Artificiale. Il Vecchio Continente non può limitarsi a essere un semplice utilizzatore della tecnologia. Deve ambire a un ruolo attivo nella sua produzione. A ribadirlo pochi giorni fa è stato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, che dal palco del Meeting di Rimini ha sottolineato il forte ritardo europeo nei confronti di un’AI sempre più protagonista sul fronte del progresso scientifico e dell’economia globale.
AI: il ritardo dell’Europa in numeri
A evidenziare il ritardo dell’Unione Europea nei confronti degli Stati Uniti, ma anche della Cina è stato lo stesso Panetta nel corso del suo intervento. “Sebbene in questo campo le università europee producano ricerca di qualità, le aziende continentali hanno una presenza trascurabile nello sviluppo della tecnologia”. Il governatore di Bankitalia ha evidenziato come tra il 2013 e il 2023, gli investimenti privati nel campo dell’intelligenza artificiale siano stati 20 miliardi di dollari in Europa, contro 330 negli Stati Uniti e 100 in Cina.
Altri numeri sono emblematici del ritardo europeo sul fronte dell’AI. Solo lo scorso anno, si ricorda in un articolo del Sole 24 Ore, a Parigi il lancio della start up Kyutai specializzata in AI generativa era stato accolto con entusiasmo e un round di investimenti iniziale da 300 milioni di dollari. Briciole se paragonati all’investimento da 14 miliardi di dollari che Microsoft ha fatto per entrare in OpenAI.
L’Europa dei regolamenti è di poco appeal anche per le aziende straniere. Secondo la società di ricerca SemiAnalysis, citata dall’articolo del Sole, dei 120 miliardi di dollari che Microsoft investirà in data center e infrastrutture sull’AI nei prossimi due anni, solo il 3% arriveranno in Europa.
Mancano anche multinazionali in grado di competere in ricerca e innovazione con giganti come le americane Google, Meta, la stessa Microsoft e Amazon, ma anche le cinesi Huawei, Alibaba, Baidu e Tencent. A livello di brevetti, le innovazioni in campo dell’AI registrate in Europa sono state solo 786 nel 2022 contro le 16 mila degli Stati Uniti.
Secondo Mark Zuckerberg e Daniel Ek, rispettivamente Ceo di Meta e Spotify, l’Europa dovrebbe semplificare e armonizzare i regolamenti, che al momento producono solo “ritardi e incertezze”, rendendo più semplice la creazione di grandi società e fare un lavoro migliore per trattenere i talenti. Secondo i due imprenditori, che hanno espresso la loro opinione in una lettera inviata all’Economist, il Vecchio Continente sta mettendo a rischio la possibilità di capitalizzare le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale open source.
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