L’intelligenza artificiale generativa (Gen AI)? Una grande opportunità, che apre a nuovi scenari di interazione uomo-macchina, ma non è la soluzione a tutti i problemi di business. È questo il messaggio che emerge forte e chiaro dall’ultima edizione del Sas Innovate on tour, evento organizzato dall’americana Sas che lo scorso 10 giugno ha riunito a Milano oltre 300 tra manager, business leader ed esperti del mondo dei dati per discutere e confrontarsi sui principali trend del mercato degli analytics, con un focus particolare sulla Gen AI.
Nel presentare le ultime soluzioni per le aziende partner, i top manager della società leader negli analytics hanno fatto intendere come l’intelligenza artificiale generativa sia una funzionalità aggiuntiva dell’AI, che deve ad aumentare e migliorare i processi produttivi esistenti. Non una rivoluzione, quindi, ma un’evoluzione di business, soprattutto per chi – come Sas – lavora da circa 50 anni nel mercato dell’analisi del dato.
“Oggi si parla tantissimo di Intelligenza Artificiale e di analisi dei dati, mentre fino a qualche anno fa questi termini erano conosciuti solo dagli specialisti”, ha ammesso la Regional Vice President di Sas, Mirella Cerutti, in apertura dell’evento milanese e presentando i dati di un sondaggio sul rapporto tra aziende italiane e Gen AI. “Tutti parlano di intelligenza artificiale, tutti vorrebbero attivare progetti con la Gen AI, ma a oggi nel nostro Paese solo il 3% delle aziende sta utilizzando l’intelligenza artificiale generativa nei processi aziendali”. Con la sua piattaforma Sas Viya, la multinazionale statunitense, vuole porsi come guida per tutti coloro che vogliono sperimentare e utilizzare queste nuove tecnologie “per portare valore aggiunto alle nostre aziende e per fare quel salto di cui oggi l’Italia ha bisogno”, ha aggiunto Cerutti.
Il valore aggiunto dei dati e dell’Intelligenza Artificiale
Qual è lo scopo di potenziare le organizzazioni con i dati e l’intelligenza artificiale? La risposta, molto semplice, è stata data dall’Executive Vice President and Chief Technology Officer, Bryan Harris, che ha presentato l’approccio di Sas all’insegna di tre pilastri: Produttività, Performance e Fiducia. “Quando si utilizzando analytics e intelligenza artificiale per prendere decisioni e ottenere risultati aziendali migliori si aumenta significativamente il tasso di apprendimento dell’organizzazione”, il che porta a cogliere le opportunità in anticipo rispetto ai concorrenti, diventando anche più agili, resilienti e pronti al cambiamento.
Case history di successo
Diversi i casi concreti portati sul palco del Sas Innovate on tour. Tra questi la catena di supermercati svizzera Migros, che con Sas Customer Intelligence 360 ha automatizzato l’intera customer journey riuscendo ad aumentare del 33% l’iscrizione ai programmi fedeltà e, conseguentemente, a far crescere le vendite del 40%.
Affidandosi a Sas, Vodafone – operatore di telefonia da 20 milioni di clienti – ha abbattuto i tempi di elaborazione dei dati relativi ai clienti riducendo del 30% il tasso di abbandono. Posten, il servizio postale norvegese, ha sfruttato invece Sas Viya per trasformare l’intera piattaforma tecnologica. I risultati sono stati sorprendenti: l’elaborazione in batch è divenuta cinque volte più veloce, è raddoppiata la velocità di analisi dei workload, mentre l’unione di tabelle di grandi dimensioni avviene ora 100 volte più velocemente rispetto al passato. Questo ha comportato un’incredibile flessibilità e affidabilità per il servizio di consegna posta in tutto il Paese.
Sas sta lavorando anche con un’importante autorità britannica attiva nel settore Tax & Payments che è riuscita a risparmiare un equivalente di 630 milioni di dollari l’anno di richieste di risarcimento per frode. Non sono mancati esempi nel farmaceutico, uno dei settori che più di tutti sta beneficiando della capacità di elaborazione e analisi predittiva. Readdi è una non profit che riunisce le migliori menti scientifiche e imprenditoriali per impedire che le minacce di malattie infettive si trasformino in una nuova pandemia come il Covid-19; attraverso Sas Viya è in grado di analizzare enormi quantità di dati e identificare i migliori composti molecolari per i farmaci antivirali.
Il ruolo della Gen AI e l’importanza della data quality
Con il caso di un’assistenza clienti di un’azienda, l’italiana Marinela Profi, AI Product Strategy Global Lead di Sas, ha mostrato il valore aggiunto dell’intelligenza artificiale generativa inserita all’interno della piattaforma Sas Viya. La Gen AI, ha sottolineato Profi nel corso di un incontro con la stampa, non può essere la soluzione a tutti i problemi di business. “Per Sas la priorità è portare valore aggiunto ai clienti e non spingerli ad adottare l’AI”, ha precisato la manager. “Quando parlo con un cliente, per me la domanda non è ‘qual è la tua strategia di intelligenza artificiale?’, ma ‘qual è la tua strategia di business?’”. Solo successivamente si va ad analizzare se e come adattare l’AI a quella strategia.
Un’AI che non è fatta solo di large language model, ma anche di un’intelligenza artificiale “tradizionale” capace di dare risposte molto più affidabili della Gen AI. Il ruolo dei large language model, come ha evidenziato Profi, è quello di “democratizzare” gli analytics, creando un ponte tra l’analisi dei dati e l’essere umano. “Finora modelli complessi di analisi erano accessibili solo a sviluppatori e programmatori, professionisti con conoscenze di data science. Con l’intelligenza artificiale generativa abbiamo la possibilità di creare un’interfaccia capace di offrire un’esperienza conversazionale tra analisi e uomo. Ponendo una domanda, un chimico, un tecnico o un manager riusciranno a ottenere una risposta senza necessariamente preoccuparsi del funzionamento alla base degli analytics”.
La Gen AI avrà un ruolo fondamentale anche nella creazione di dati sintetici, una tecnica che si sta già rivelando “molto potente e accurata” per andare a ottimizzare quegli scenari dove il dato è sensibile (come nel settore sanitario) e non può essere usato per le analisi o dove i dati non sono sufficienti a creare modelli predittivi adeguati.
Lo scenario è in costante evoluzione. A restare invariata, secondo Profi, sarà l’importanza per la qualità del dato. “Oggi più che mai è importante parlarne, perché la qualità del dato che viene inserita all’interno di questi giganti di conoscenza artificiale impatta tantissimo l’accuratezza delle loro risposte. Ecco perché data quality, privacy del dato e governance sono i tre principi cardini della nostra strategia per quanto riguarda l’intelligenza artificiale”.
L’etica dell’intelligenza artificiale
A parlare dei timori nei confronti della Gen AI e di un suo utilizzo etico è stato Reggie Townsend, Vice President of Data Ethics di Sas, che ha sottolineato come i clienti siano entusiasti del potenziale dell’AI, ma al contempo rimangano cauti su quando e come utilizzarla. “Si stanno ponendo le domande giuste sulla responsabilità e l’etica inerenti all’AI. Il nostro obiettivo è fornire loro gli strumenti e le indicazioni basate su decenni di esperienza, per integrare l’AI in modo da incrementare la redditività e ridurre al contempo i danni involontari”.
A guidare in questo scenario sarà l’etica o il profitto? Sebbene ci siano aziende che in questo momento stanno operando in un modo “più veloce e disinvolto” nello sviluppo dell’AI, Townsend ha precisato che l’approccio di Sas è diverso. “Abbiamo strutture di governance in atto, ci occupiamo di dilemmi etici e facciamo del nostro meglio per essere compliance nei confronti della legge e per agire nel migliore interesse dell’uomo”. Su questo punto il manager ha sottolineato come ci sia bisogno di una maggior regolamentazione a livello governativo. Stiamo assistendo all’evoluzione di un’industria della sicurezza dell’intelligenza artificiale e Townsend non esclude che un domani ci possa essere l’istituzione di un marchio di sicurezza per l’AI in linea con quanto fatto dall’Unione europea con il marchio CE.
Riguardo ai timori di perdita di conoscenza in favore di un’intelligenza diversa da quella umana, il manager di Sas è molto più realista: l’intelligenza artificiale può essere paragonata a un’enciclopedia o a un motore di ricerca. Tutte fonti di conoscenza, ma con una differenza. Se sfogliando un’enciclopedia o consultando i risultati di una ricerca online bisogna esercitare il nostro pensiero critico per trovare le risposte più utili, con l’intelligenza artificiale generativa non sarà più così e bisognerà chiedersi fino a che punto vorremo sacrificare questo pensiero critico. È una ‘perdita di conoscenza’ che, ha aggiunto Townsend, andrà approfondita. “Per farvi un esempio, fino a qualche anno fa avevo in testa 20-25 numeri di telefono che potevo digitare senza ricorrere alla rubrica; oggi farei fatica a ricordare il mio numero. Ho deciso di delegare questa conoscenza al telefono. È giusto? Qual è lo scopo? E cosa potrebbe andare storto? Penso siano questioni etiche che dobbiamo iniziare a porci quando parliamo di intelligenza artificiale”.
È importante, però, non demonizzare l’intelligenza artificiale. I media hanno un ruolo importante in questo, così come i governi e le aziende dovrebbero svolgere un ruolo più attivo nello spiegare il funzionamento dell’intelligenza artificiale che, ha precisato Townsend, “è in grado di aumentare efficacemente la capacità dell’uomo di prendere le decisioni, ma non di sostituirlo”. Il manager si è augurato una vera e propria alfabetizzazione dell’AI. “Oggi tutti utilizziamo l’elettricità: c’è chi è più esperto e chi meno, ma chiunque è in grado di attaccare una spina alla presa per accendere un dispositivo. Non dovremo necessariamente diventare tutti data scientist, ma tutti abbiamo il dovere di iniziare a saperne di più sul ciclo dell’intelligenza artificiale”.