L’intelligenza artificiale sta diventando una componente sempre più importante non solo nel quotidiano, ma anche nei settori professionali. Ad avere un peso particolare è la Gen AI, in grado di generare contenuti di molteplici tipologie e, pertanto, estremamente versatile. Alla luce di tutto questo sempre più regioni sembrano utilizzarla, affidandole differenti incarichi. A sostenerlo, con tanto di numeri alla mano, è un report di Sas (tra i leader mondiali nell’intelligenza artificiale e nei dati), ottenuto grazie alla collaborazione con Coleman Parkes. Le due società si sono rivolte a 1.600 decision maker nei principali mercati globali. Banche, assicurazioni, settore pubblico, life science, healthcare, telco, produzione, retail, energia e utility, e servizi professionali sono state intervistate per realizzare una data dashboard interattiva estremamente esplicativa.
Le organizzazioni più piccole interpellate contavano su forza lavoro compresa tra 500 e 999 persone, mentre le più grandi più di 10 mila. Tra i punti salienti dei risultati della survey globale vi sono indicatori che segnalano che diversi Paesi del mondo sono già pienamente convinti dell’AI generativa e stanno iniziando ad adottarla in modo significativo, seppur a ritmi diversi.
Attualmente, secondo il report la Cina è al primo posto fra i Paesi che investono attivamente nella Gen AI. I decision maker aziendali in Cina hanno infatti riferito che l’83% delle loro organizzazioni sta già impiegando l’intelligenza artificiale generativa nelle loro attività. Al secondo posto si trova il Regno Unito (70%), seguito dagli Stati Uniti (65%) a dall’Australia (63%).
C’è però da fare un piccolo appunto: sebbene la Cina sia in effetti in testa nei tassi di adozione della GenAI, una maggiore adozione non equivale necessariamente a un’implementazione efficace o a migliori ritorni. I dati mostrano chiaramente, infatti, che sono le organizzazioni statunitensi a essere in vantaggio in termini di maturità e di completa implementazione, con il 24% rispetto al 19% della Cina e all’11% del Regno Unito.
Tutti questi dati restituiscono un quadro chiaro in termini di impatto economico globale: l’intelligenza artificiale la GenAI potrebbero generare un mercato che va da un range da 2,6 trilioni a 4,4 trilioni di dollari all’anno, in una serie di casi d’uso. Il report di Sas, però, ha fatto focus anche sulle sfide da affrontare. D’altronde, come per qualsiasi altra tecnologia, le organizzazioni devono attraversare una fase di scoperta, tenendo separata la concitazione del momento dalla realtà.
Le complessità e le peculiarità della Gen AI devono essere comprese e per il momento sembra non esserci una strategia chiara: non a caso, solo il 9% dei partecipanti al sondaggio indica di avere davvero familiarità l’intelligenza artificiale generativa applicata alle proprie mansioni.
Anche i decision maker responsabili dell’investimento tecnologico non hanno familiarità con l’IA, compresi quelli delle organizzazioni che sono più avanti nella curva di adozione. Inoltre, solo un decimo delle organizzazioni dichiara di essere pienamente preparato a rispettare le normative in arrivo.
Servirebbe, probabilmente, una certa cautela e un pizzico di preparazione in più per lanciarsi nell’utilizzo di quello che è uno strumento senz’altro stimolante, ma che può restituire risultati fuorvianti se non usato con la dovuta competenza.
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