Google accusa Microsoft: anticoncorrenziale nel cloud computing

Secondo Mountain View, la multinazionale di Redmond sta vincolando le clienti che usufruiscono dei suoi servizi all'uso della sua piattaforma di cloud computing

Google accusa Microsoft: pratiche anticoncorrenziali nel cloud computing© Shutterstock

Non è un mistero che Google stia attraversando un periodo piuttosto complicato, con molteplici accuse mosse da diverse autorità internazionali garanti della libera concorrenza schierate per impedire che porti avanti diverse pratiche monopolistiche. Ciò però non significa che non possa essere Google stessa a puntare il dito contro altre aziende, cosa che sta accadendo in questi giorni: l’azienda di Mountain View ha deciso di presentare un reclamo contro Microsoft.

L’ambito della contesa e dello scontro è quello del cloud computing, dove Google Cloud ha ampio spazio. Ampio, ma non abbastanza: secondo l’azienda, infatti, in Europa sono in atto delle pratiche di licenza legacy che vincolano i clienti a un singolo fornitore (Microsoft).

Per questa ragione Google ha presentato un reclamo dettagliato agli organi competenti di Bruxelles e lo ha poi diffuso al pubblico per mezzo di un blog post tradotto in tutte le lingue e firmato da Tara Brady, presidentessa di Google Cloud a livello EMEA, e Amit Avery, Vp/General Manager and Head of Platform per Google Cloud.

Come si legge nel blog post, Google ha dichiarato che Microsoft avrebbe violato le norme di diritto dell’Unione Europea, avrebbe aumentato i costi per le aziende “blindate” dalla società e avrebbe messo a rischio la sicurezza informatica, oltre che minato le prospettive di innovazione sul mercato del cloud computing. Come? Convincendo le aziende dell’Ue che utilizzano alcuni suoi prodotti software a utilizzare la piattaforma Azure.

«Per anni Microsoft ha vincolato i clienti a Teams, anche quando questi avrebbero preferito altri fornitori. Ora, l’azienda sta adottando la stessa strategia per spingere le aziende verso Azure, la sua piattaforma cloud», si legge nel reclamo. Secondo i dati raccolti da Google, infatti, i termini di licenza di Microsoft impediscono ai clienti europei di migrare i loro attuali carichi di lavoro verso i cloud della concorrenza, nonostante non vi siano ostacoli tecnici per questo passaggio.

Non solo: sempre secondo quanto dichiarato da Google, Microsoft imporrebbe un rincaro esorbitante (del 400%) a chi migra. L’azienda di Mountain View ha anche messo sotto processo Windows Server, un prodotto software che viene ormai reputato irrinunciabile da moltissime aziende e per questa ragione sarebbe usato da Microsoft come spinta quasi obbligata a passare ad Azure, in modo che le sue azioni vengano eseguite più fluidamente.

In breve, Google sostiene che la società di Redmond costringerebbe i propri clienti di classe enterprise a optare per il cloud computing rimanendo all’interno dell’ecosistema Microsoft e rivendica i vantaggi legati alla libera migrazione al cloud in termini di maggiore efficienza e di un accesso più democratico e rapido ai servizi informatici.

Microsoft non ha ancora risposto in maniera ufficiale alle accuse, ma la richiesta di reclamo è stata accolta dall’antitrust europea, che si dedicherà alle indagini, aprendo un nuovo capitolo al già corposo libro che contiene tutte le spinose pratiche inerenti le big tech.

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