Google nel mirino dell’Antitrust: via all’istruttoria per pratiche commerciali scorrette

Secondo l'Antitrust Google utilizzerebbe richieste di consenso lacunose o mancanti di trasparenza che possono condizionare la libertà di scelta del consumatore medio

Google, la Corte Ue annulla multa da 1,5 miliardi di euro© Shutterstock

L’Antitrust ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Google e della sua capogruppo, Alphabet. Da diverso tempo la multinazionale di Mountain View è sottoposta a un’attenta osservazione da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che le contesta le modalità e l’operatività dell’invio agli utenti delle richieste di consenso al collegamento dei servizi offerti.

Secondo l’Antitrust, le informazioni che Google fornisce in merito sono tutto fuorché chiarificatrici. Ciò significa che gli utenti accettano in effetti le condizioni della società quasi a scatola chiusa, perché le richieste contengono informazioni lacunose, imprecise o del tutto irrilevanti, per nulla esplicative riguardo a quello che l’accettazione produce sul trattamento dei loro dati personali.

Come si legge nella nota pubblicata dall’Agcm,  l’informativa offerta da Google può risultare ingannevole e proprio per questo potrebbe condizionare la scelta sul rilascio del consenso. Ma c’è di più, perché secondo l’autorità, Google utilizzerebbe tecniche, modalità di presentazione e tipologie di costruzione dei meccanismi di raccolta del consenso stesso che influenza gli utenti, portandoli in modo illegittimo ad assumere decisioni commerciali che non avrebbero altrimenti adottato, acconsentendo all’uso combinato e incrociato dei propri dati personali tra la pluralità dei servizi offerti.

L’Antitrust fa anche presente che, secondo le proprie analisi, per gli utenti è anche difficile comprendere come modulare e limitare il consenso solo ad alcuni servizi. Tutte queste azioni sono da intendersi come pratiche commerciali scorrette tutte basate sulla mancata trasparenza da parte del colosso del web. Nei prossimi mesi verranno rilasciati aggiornamenti sul procedere degli accertamenti e delle indagini, che non sono prive di precedenti: di recente l’Agcm ha infatti imposto a Meta una multa da 3,5 milioni di euro, sempre per via della scarsa limpidezza sull’uso dei dati.

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