Google sarà “fatto a pezzi”? Prende corpo l’ipotesi breakup

Non ci sono ancora sentenze definitive, ma sulla carta il Dipartimento di Giustizia presenterà una serie di proposte più dettagliate entro il 20 novembre

Google, nuova ipotesi smantellamento© Shutterstock

Si torna ancora a parlare di Google e, soprattutto, si torna ancora a parlare dei suoi problemi legali che stanno avendo (com’è ovvio che sia) ampia risonanza in tutto il mondo.  Come riportato in un documento diffuso dal Financial Times, è sempre più plausibile che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti imponga dei cambiamenti strutturali nell’organizzazione complessiva dei prodotti del colosso mondiale.

Da diversi anni Google è sotto stretta osservazione da parte del Dipartimento di Giustizia e dell’Antitrust statunitensi. Sono in corso due processi: United States vGoogle LLC 2020 United States vGoogle LLC 2023, entrambi giunti ormai alla conclusione che il suo successo internazionale sia la diretta conseguenza di pratiche commerciali scorrette.

Ad agosto, il colosso di Mountain View è stato condannato per monopolio illegale delle ricerche e qualche settimana fa è arrivata anche la pesante sentenza del secondo processo, che afferma che Big G avrebbe «abusato illecitamente della sua posizione dominante nella pubblicità digitale».

Proprio a questo punto è arrivata la peggiore delle ipotesi per Google: il breakup, lo smantellamento, fare a pezzi ognuna delle sue parti e impedire loro di comunicare e dunque di ottenere più benefici e più traffico.

Ipotesi che ora, come accennavamo all’inizio, si fa sempre più plausibile: il documento pubblicato dal Financial Times, infatti, consta di 30 pagine e parla di separare in maniera drastica e sensibile le attività di Google, perché prodotti come il browser Chrome e il sistema operativo Android indirizzano in modo eccessivamente marcato e anticoncorrenziale gli utenti verso il suo motore di ricerca, dove guadagna vendendo pubblicità.

«La condotta illecita di Google prosegue da oltre un decennio e coinvolge una serie di tattiche “auto-rafforzanti” – si legge nel documento – cosa che ha consentito di applicare prezzi anormalmente elevati per le pubblicità e costringendo gli utenti a seguire percorsi che non prevedono delle reali alternative». Attualmente non ci sono ancora sentenze definitive, ma si prevede che il Dipartimento di Giustizia presenterà una serie di proposte più dettagliate entro il 20 novembre.

Google, dal canto suo, potrà presentare le proprie proposte di misure correttive entro il 20 dicembre. Intanto, però, la società non è rimasta in silenzio.  Al contrario, con un blog post a firma della vicepresidente degli Affari normativi di Google Lee-Anne Mulholland, ha spiegato perfettamente il suo punto di vista: «Siamo preoccupati che il Dipartimento di Giustizia si stia muovendo verso richieste che vanno ben oltre le specifiche questioni legali. Scindere Chrome o Android li distruggerebbe».

Sempre nel blog post, Google sottolinea che proprio in Chrome e Android sono stati investiti miliardi di dollari e che la scissione sarebbe un danno enorme non solo per la società, ma per tutti: «Chrome è un browser sicuro, veloce e gratuito, e il suo codice open-source fornisce la base per numerosi browser concorrenti. Separare le cose cambierebbe i loro modelli di business, aumenterebbe il costo dei dispositivi e indebolirebbe Android e Google Play nella loro concorrenza con l’iPhone di Apple e l’App Store».

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