Lo smart working rappresenta una realtà sempre più consolidata in Italia. A oggi, sono 3,55 milioni i lavoratori da remoto nel 2024. Nonostante lo stop a tutte le misure di smart working semplificato che obbligavano i datori di lavoro a consentire lo smart working per specifiche categorie, il numero di lavoratori da remoto nel 2024 è sostanzialmente stabile: 3,55 milioni rispetto ai 3,58 milioni del 2023 (-0,8%).
Lo dicono i dati raccolti dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano, presentati oggi durante il convegno Tra Smart Working e Return-to-Office: orientarsi nel labirinto della flessibilità. Secondo l’indagine, addirittura il 73% dei dipendenti si opporrebbe fermamente se venisse richiamato e invitato a tornare in ufficio. Per compensare questo rientro, i lavoratori agili chiederebbero in cambio una maggiore flessibilità oraria oppure in alternativa un incremento dello stipendio del 20%.
A conferma del rafforzamento di questa tendenza bisogna tenere in considerazione che gli smart worker stanno aumentando nelle grandi imprese e al contempo restano stabili sia nelle microimprese sia nella Pubblica Amministrazione. Si registra un calo solamente nelle piccole e medie imprese ma è abbastanza lieve: si passa a 520 mila lavoratori dai 570mila dell’anno scorso.
L’Italia sembra invece più indietro sotto il punto di vista della settimana corta, visto che meno di un’azienda su dieci l’ha implementata. Al contempo però quasi una grande azienda su tre prevede forme di International Smart Working: “Un fenomeno praticato nel 29% delle grandi imprese e che permette di impiegare persone che risiedono all’estero, siano esse di nazionalità straniera o italiana”, spiega Fiorella Crespi, direttrice dell’Osservatorio Smart Working.
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