Un accordo decisivo, raggiunto dopo mesi di lavori, riflessioni e interlocuzioni: tutti gli asset del gruppo La Perla, in stato di insolvenza, saranno venduti unitariamente a un unico acquirente, inclusi il marchio e lo stabilimento bolognese.
A dare l’annuncio è stato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) in seguito al tavolo tenutosi a Roma, alla presenza delle procedure italiane e britanniche, dei rappresentanti delle istituzioni locali e delle organizzazioni sindacali.
Le difficoltà del brand di lingerie erano iniziate nel corso del 2023, dopo un mancato piano di rilancio (che doveva ammontare a 60-70 milioni di euro) e sono culminate con un tracollo economico e finanziario, che ha portato alla messa in liquidazione della società.
I sindacati, tuttavia, non hanno mai perso la speranza e si è inseguita la ricerca di un accordo tra tutte le entità coinvolte: l’amministrazione straordinaria di La Perla Manufacturing (la società produttrice), il curatore di La Perla Italia (i negozi), i curatori italiani e i liquidatori inglesi di La Perla Uk (la società che detiene il marchio, in liquidazione giudiziale).
Durante il 2024 il Mimit si è impegnato a cercare una soluzione. L’ostacolo più insidioso riguardava l’accordo tra i commissari e curatori italiani e i liquidatori inglesi. Se non avessero trovato una strada per unificare le procedure, si sarebbe passati a uno scenario giuridico extra-UE. Mentre si continuava a lavorare in questo senso non sono mancati segnali di speranza per il brand: un primo significativo passo è arrivato a settembre, quando l’amministrazione straordinaria ha fatto sì che La Perla riaprisse le porte della propria fabbrica per 25 dipendenti, iniziando una rotazione fra i 250 lavoratori dell’azienda.
Adesso, si è sciolto un altro nodo: come dicevamo il Mimit, i commissari, i curatori italiani e i joint liquidators che gestiscono le procedure di insolvenza legate al gruppo hanno raggiunto un accordo per cedere il conglomerato aziendale a un solo attore. La parte più difficile? Trovare chi sarà disposto a rilanciare il marchio di corsetteria d’alta gamma e in grado di farlo.
Il ministro Adolfo Urso, però, si è dichiarato già soddisfatto: «Siamo riusciti a conseguire un risultato tutt’altro che scontato, destinato a diventare un caso che farà scuola. Questa è la strada giusta per salvare l’azienda e rilanciare un simbolo del made in Italy». Prossimamente sarà pubblicato un avviso finalizzato alla ricerca di un acquirente interessato alla reindustrializzazione.
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