Leonardo del Vecchio, gli eredi sono ancora divisi sulla successione

Gli otto eredi del fondatore di Luxottica non trovano la quadra neppure sulle modifiche allo statuto della holding Delfin

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Nonostante siano passati quasi due anni dalla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, fondatore e presidente di Luxottica e presidente esecutivo di EssilorLuxottica, non è stata ancora perfezionata la sua la successione. Stando alle ultime novità riportate dal Sole 24 Ore, gli eredi sono ancora divisi sul da farsi.

Il dossier sarebbe stato infatti congelato di nuovo fino a settembre a causa di problemi e posizioni differenti sulle tempistiche che riguardano sia la successione vera e propria che il piano delle modifiche statutarie della finanziaria del Granducato. Gli otto eredi – ovvero i figli Claudio, Paola, Marisa, Leonardo Maria, Luca e Clemente e la moglie Nicoletta Zampillo insieme al primo figlio di lei, Rocco Basilico – discutono da più di un anno senza mai essere arrivati però ad una conclusione.

Molta attesa era riposta nell’ultima assemblea di Delfin, la holding ora presieduta da Francesco Milleri e che solo ieri (12 giugno 2024) ha approvato all’unanimità un bilancio record da 890 milioni di euro di dividendi (+23% sul 2022), ma la ratifica del patto sull’eredità non è arrivata. L’accordo sarebbe saltato sulla questione chiave dell’intesa, ovvero se portare avanti insieme successione e modifiche statuarie.

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La successione è infatti ancora incompleta. La fonte ricostruisce che manca ancora il mandato a Delfin per l’assegnazione dello 0,5% delle azioni EssilorLuxottica a Francesco Milleri e di proprietà immobiliari a Nicoletta Zampillo, come indicato nei tre testamenti scritti da Leonardo del Vecchio stesso. Per quanto riguarda invece lo statuto di Delfin, la maggioranza degli eredi punterebbe prima a chiudere la successione, ma le modifiche sono un passaggio funzionale alla chiusura della stessa).

Oltre alla liquidazione delle quote, la revisione dello statuto di Delfin prevederebbe anche la durata del mandato del CdA in capo a EssilorLuxottica (32%), Mediobanca (20%) e Generali (10%). L’attuale governance prevede completa autonomia dalla proprietà di Delfin e il board è nominato a vita, ma con la modifica si andrebbe a far decadere proprio questa sovranità assoluta in favore di un mandato quadriennale.

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