L’Italia accelera su materie prime e terre rare

È stato approvato in Consiglio dei Ministri il ‘DL Materie prime critiche’, un decreto per adeguare la normativa sul settore minerario al ritical Raw Materials Act europeo

L’Italia accelera su materie prime e terre rareDa sinistra, i ministri Gilberto Picchetto Fratin e Adolfo Russo al termine del Consiglio dei ministri n. 86Governo.it

Con l’approvazione del ‘DL Materie prime critiche’ da parte del Consiglio dei Ministri, il Governo Italiano intende ridurre i tempi per la riapertura delle miniere e dei giacimenti di materie prime e terre rare. Queste ultime sono sempre più preziose per produzioni come quelle di batterie e per la transizione energetica in generale. Il provvedimento, che destina 3,5 milioni all’aggiornamento delle carte minerarie, è firmato dai ministri delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Su terre rare e materie prime un cambio di rotta

Se negli ultimi decenni era prevalsa la pratica di importare minerali dall’estero, da Paesi come l’Africa, la Cina, l’India e il Sud America, adesso l’esecutivo vuole puntare sulle risorse del territorio, anche attraverso i finanziamenti del “fondo sovrano”. Si parla di un miliardo di euro per “sostenere progetti specifici e sostenere la creazione di campioni nazionali”, come hanno spiegato i ministri.

Stando al testo, rispetto alle pratiche e autorizzazioni del ministero dell’Ambiente e delle Imprese, le procedure per riaprire le miniere non potranno superare i 18 e 10 mesi. Sono previste, come evidenziato in un articolo di Repubblica, royalty per Stato e Regioni: “La remunerazione economica è datata 1927. Per l’esplorazione di una miniera la tariffa è 16 euro l’ettaro l’anno. Qui si prevede un regime di royalty sul modello del petrolio in Basilicata che prevede dal 5 al 7% ripartito tra Stato e Regioni”, ha spiegato Urso. “È giusto ricavare benefici per i cittadini”.

L’Italia vanta uno dei giacimenti di litio più rilevanti d’Europa, identificato in provincia di Viterbo e in Toscana dalla multinazionale australiana Altamin – che sonda inoltre giacimenti di cobalto tra Balme e Usseglio nelle Valli di Lanzo -, ma ci sono tracce del cosiddetto “oro bianco” anche sugli Appennini, da Alessandria a Pescara. L’entroterra di Savona invece possiede un’importante riserva di titanio: si tratta di 9 milioni di tonnellate all’interno del Parco regionale del Beigua.

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