Il rapporto è 36% a 63%, un ritratto perfetto delle disuguaglianze in Italia fatto da Oxfam. Si tratta rispettivamente dei più ricchi a confronto con i più poveri, e non viceversa purtroppo. Basti pensare che a metà del 2024, il 10% delle famiglie più ricche possedeva oltre otto volte la ricchezza della metà di quelle più povere. Si tratta di una ricchezza che è aumentata rapidamente, portando a 71 il numero dei miliardari in Italia. Considerando, poi, che è l’eredità a determinare la maggior parte degli ingenti patrimoni, c’è anche poca meritocrazia.
A peggiorare il quadro è l’analisi delle cause di un Paese in cui aumenta sempre di più il divario fra ricchi e poveri. Inserimento dei disoccupati nel mondo del lavoro e mancanza di tutele, flat tax, working poor (lavoratori che non riescono a vivere dignitosamente). Sono questi fattori a incidere fortemente.
Ricchi e poveri, i divario aumenta sempre di più
Il 10% più ricco degli italiani, dal 2010, passa dal 52,5% al 59,7% della ricchezza nazionale. Il 50% si abbassa dall’8,3% di fine 2010 al 7,4% di metà 2024. Nello specifico, il 5% più ricco delle famiglie italiane detiene quasi il 20% in più della ricchezza complessiva del 90% più povero. Inoltre lo 0,1% più ricco degli italiani ha avuto un aumento di oltre il 70% tra il 1995 e il 2016 (dal 5,5% al 9,4%) con un rendimento medio annuo sui patrimoni del 5%: quasi il doppio rispetto al 2-3% del 90% più povero degli italiani.
Nel nostro Paese c’è un trattamento diverso a seconda della categoria del lavoratore. “L’Italia resta un Paese in cui sempre gli stessi pagano le imposte per sostenere quel che rimane dei beni e servizi pubblici di carattere universalistico, beni e servizi cui corrispondono diritti sociali come la sanità e l’istruzione, oggi ampiamente sottofinanziati e permanentemente a rischio di tagli”, spiega Oxfam.
Poco più di un italiano su tre, fra i 15 e i 29 anni, ha un’occupazione. Le disuguaglianze, secondo il report Oxfam, passano anche dal mondo del lavoro. Per le donne il tasso di occupazione è del 17% più basso rispetto a quello maschile. Un divario molto più ampio rispetto alla media europea. Stipendi bassi e inflazione completano uno scenario a dir poco allarmante. Le retribuzioni lorde effettive dei dipendenti pubblici e privati sono cresciute in media del 6-7% nel periodo 2019-2023, a fronte di un’inflazione superiore di almeno il 10%. Inoltre circa quattro milioni e mezzo di lavoratori si trovano a basso salario annuo.
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