Pandoro Gate, Chiara Ferragni rinviata a giudizio per truffa aggravata

Le indagini sulla truffa legata ai pandori Balocco e alle uova Dolci Prezioso sono state chiuse dalla Procura di Milano e accusano l'influencer di inganno ai consumatori

Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio: il Pandoro Gate continua© Getty Images

Nuovo capitolo del processo più discusso dell’ultimo anno: Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio. Il provvedimento, com’è noto, riguarda le indagini sui casi dei pandori Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi e con questo nuovo step l’inchiesta andrà dagli uffici della procura di Milano alle aule del tribunale.

Ferragni è accusata di truffa aggravata, cosa che ha suscitato un ampio dibattito coinvolgendo non solo l’imprenditrice ma anche altre figure chiave come il suo ex manager, Fabio Damato, oltre che i rappresentanti delle aziende coinvolte. Il processo si svolgerà il prossimo 23 settembre, data in cui il giudice avrà l’opportunità di valutare gli elementi a carico degli imputati, decidendo se avviare o meno il dibattimento.

Per chi non lo sapesse (o si fosse perso dei passaggi), il Pandoro-gate ha preso le mosse in seguito alle indagini su due operazioni commerciali che avevano coinvolto la figura dell’influencer: le campagne promozionali per i pandori Pink Christmas di Balocco e quelle per le uova di Pasqua Dolci Preziosi, caratterizzate dal fatto che entrambe puntavano sul devolvere una parte dei ricavi sarebbe in beneficenza a favore di iniziative come la ricerca contro i tumori infantili.

In concreto, però, la Procura di Milano ha dimostrato che tali promesse non sarebbero state completamente mantenute: le somme effettivamente destinate alle cause benefiche sarebbero state di entità significativamente inferiore rispetto agli incassi generati dalle vendite dei prodotti. In particolare, il pandoro Pink Christmas veniva venduto a un prezzo nettamente superiore rispetto alla versione standard, suscitando il sospetto che l’intero meccanismo fosse una manovra commerciale per gonfiare i profitti, presentandoli come un atto di generosità.

Il danno d’immagine subito dalla Ferragni l’ha portata a cercare di risolvere la situazione attraverso un accordo con il Codacons, associazione di consumatori che aveva sporto denuncia. Nell’ambito di questo accordo, l’imprenditrice ha donato 200.000 euro a un ente che si occupa della tutela delle donne vittime di violenza e ha risarcito i consumatori coinvolti con un rimborso di 150 euro ciascuno.

Il caso però non è stato archiviato e, adesso, la Procura ha deciso di procedere con l’azione legale, ritenendo che le operazioni pubblicitarie non fossero state trasparenti nei confronti dei consumatori. Per la precisione, le indagini si sono concluse con l’accusa di un inganno (portato a termine grazie al vasto seguito sui social media dell’influencer) che avrebbe portato gli acquirenti a a ritenere che l’acquisto dei prodotti avrebbe sostenuto cause benefiche in modo appunto più significativo di quanto effettivamente accaduto.

Le indagini, condotte anche dalla Guardia di Finanza, hanno evidenziato che il profitto per le società coinvolte, tra cui quelle legate a Ferragni, superava i 2 milioni di euro, ben oltre le aspettative per iniziative benefiche che, a detta degli inquirenti, non avevano portato i fondi promessi. Il prossimo passo sarà l’udienza predibattimentale, durante la quale saranno chiamate a testimoniare 27 persone, tra cui consumatori che hanno acquistato i prodotti, membri dello staff delle aziende coinvolte, e investigatori che hanno lavorato sul caso.

A quel punto sarà il tribunale a stabilire se ci sono sufficienti prove per portare il caso in aula per il dibattimento finale, con la possibilità che si arrivi a un processo che potrebbe durare diversi mesi.

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