Piano di riarmo, fondi Ue all’Italia per 20-30 miliardi di euro 

Piano di riarmo, fondi Ue all’Italia per 20-30 miliardi© Shutterstock

Il piano di riarmo è sul tavolo della Commissione europea e prevede anche l’Italia. Secondo le previsioni, i fondi Ue per il Paese, sui 150 totali, sarebbero pari a 20-30 miliardi di euro. Si tratterebbe di risorse da investire sul personale militare, sui sistemi di difesa aerea e sui carri armati. Il ministero della Difesa italiano fa sapere che darebbe priorità a questi punti strategici.

L’Italia, insieme alla Francia e alla Germania, è fra i principali Stati membri impegnati nell’industria bellica. E il piano ReArm dell’Unione europea consentirebbe al nostro Paese non solo di raggiungere, ma di superare il 2% del Pil per la Difesa. A questo risultato si arriverebbe grazie alla possibilità di attivare le clausole di salvaguardia del Patto di Stabilità.

Il punto di partenza e gli obiettivi italiani

Allo stato attuale, il nostro Paese investe nella Difesa l’1,57% del proprio Prodotto interno lordo, ma con il piano di riarmo previsto per l’Italia e con le nuove politiche di cui ha parlato Ursula von der Leyen questa percentuale potrebbe raddoppiare.

“Se l’Italia riuscisse ad aggiungere un altro 1,5% del Pil sulla Difesa significherebbe raddoppiare l’investimento attuale arrivando a circa 65-66 miliardi di euro”, ha dichiarato Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa.

Fra le priorità dell’esercito italiano c’è quella di potenziare il personale, al momento fermo a circa 160 mila unità. Fondamentale sarebbe anche rafforzare i sistemi di difesa aerea, così da essere maggiormente preparati nel caso si dovesse ricevere un attacco aereo. Anche sul fronte terra, però, secondo gli addetti ai lavori, sarebbe necessario intervenire attraverso nuovi carri armati che verrebbero prodotti da Leonardo e Rheinmetall. 

Vista l’esperienza della guerra fra Russia e Ucraina, è bene investire anche sul settore spaziale. Oltre ai SampT, bisognerà puntare su radar e satelliti che garantiscano la sicurezza dei cieli anche da possibili droni o missili.

Guido Crosetto, ministro della Difesa, ha definito la situazione in atto “cruda e dura”. Ecco perché crede fermamente che l’Italia debba tutelarsi. “Gli Stati purtroppo non si difendono mettendo i fiori nei cannoni – ha specificato Crosetto – ma con forze armate preparate”. 

Adesso si attende che le parole di Ursula von der Leyen e della Commissione europea si traducano in fatti, così da consentire al nostro Paese di avere le risorse necessarie per “fare la propria parte”, così ha detto il sottosegretario Matteo Perego di Cremnago.

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