Sembra che la Commissione Europea stia ufficialmente valutando l’introduzione di una nuova tassa (o di più tasse) con un obiettivo preciso: frenare l’ondata di beni venduti su Temu, Shein e AliExpress, piattaforme di ecommerce low cost attualmente accusate di eludere i dazi doganali e i controlli.
A dare la notizia è stato il Financial Times, affermando di aver sentito fonti interne a Bruxelles che hanno confermato che i riflettori sono tutti puntati sull’ascesa di questi colossi cinesi, che negli ultimi anni hanno generato un flusso crescente di pacchi a basso costo, creando tensioni economiche e regolamentari all’interno dell’Unione. Secondo i beninformati, l’enorme volume di spedizioni – stimato in circa 4 miliardi di pacchi di scarso valore nel 2024, quasi il triplo rispetto al 2022 – rappresenta una sfida senza precedenti per le dogane europee.
Infatti, la soglia attuale di 150 euro per l’esenzione dai dazi doganali consente a molti prodotti di sfuggire ai controlli, favorendo l’importazione di merci potenzialmente pericolose e falsificate, come giocattoli tossici, cosmetici non conformi e altri beni che non rispettano gli standard europei.
Tra le proposte al vaglio di Bruxelles spiccano l’introduzione di una tassa sui ricavi e quella di una commissione amministrativa per ogni articolo spedito. Provvedimenti che, va detto, mirano a rendere meno competitivi i prodotti importati da paesi come la Cina, che beneficia anche di costi postali sovvenzionati che rendono conveniente la spedizione di merci per via aerea.
Il percorso per introdurre questi provvedimenti, però, non è semplice. Per essere approvate, le misure richiedono l’unanimità dei 27 Stati membri e potrebbero incontrare ostacoli sia a livello internazionale, come le regole del WTO, sia interno, per il rischio di penalizzare anche le aziende europee. Il problema, infatti, non è solo economico ma anche competitivo: mentre le aziende europee devono affrontare costi più elevati per aderire agli standard normativi dell’UE, i rivenditori asiatici riescono a offrire prezzi significativamente più bassi, creando un divario che danneggia i commercianti locali.
La questione interessa anche i grandi hub logistici europei, come l’aeroporto di Schiphol e il porto di Rotterdam, che insieme gestiscono 3,5 milioni di pacchi al giorno. L’abolizione della soglia di 150 euro, già proposta dalla Commissione, aumenterebbe ulteriormente il carico di lavoro per le dogane, mettendo a rischio l’efficienza di questi nodi strategici.
L’aspetto normativo si intreccia anche con quello politico: se da un lato la tassa sui ricavi colpirebbe indistintamente aziende europee e straniere, dall’altro potrebbe rallentare la digitalizzazione, una priorità per l’UE. L’introduzione di una commissione per ogni articolo spedito, invece, potrebbe rivelarsi più mirata, ma deve essere compatibile con le normative internazionali che limitano l’ammontare delle spese doganali ai costi effettivi del servizio.
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