La tassa di soggiorno, ovvero il tributo a carico di chi soggiorna in strutture ricettive in certi territori, è tornata in auge in Italia con la “nuova normalità” seguita alla pandemia di Covid-19: è un tema caldo a Roma, nell’anno del Giubileo 2025, in vista sia della moltitudine di iniziative organizzate sia dell’atteso arrivo di numerosi pellegrini da tutto il mondo.
L’argomento è attuale anche per altre città italiane, soprattutto sulla scia degli aumenti annunciati: basti pensare che una cinquantina di Comuni ha approvato rincari a doppia cifra già alla fine dell’anno scorso, mentre sono 31 i nuovi municipi che hanno cominciato ad applicarla e circa una quarantina ne sta discutendo.
Le tasse di soggiorno in Italia
Quella da poco conclusa è stata un’annata record per gli introiti legati alla tassa di soggiorno: gli incassi complessivi dei Comuni italiani hanno superato il fatidico traguardo del miliardo di euro per la prima volta. Secondo i calcoli dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno, riportati da Il Sole 24 Ore, il gettito è salito di oltre il 27% rispetto al 2023.
Nel 2025, i ricavi potrebbero crescere di un ulteriore 17% e raggiungere un miliardo e 180 milioni di euro. I Comuni del nostro Paese sempre più spesso considerano la tassa di soggiorno un veicolo importante per immagazzinare fondi da reinvestire in altri ambiti, per contrastare i tagli imposti dalle manovre finanziarie centrali e quindi anche per sanare lacune nei propri bilanci.
L’imposta è stata introdotta nel 2011, quando la richiedevano soltanto 13 municipi. Quelli che la applicano sono diventati 1.314 a fine 2024, in crescita rispetto ai 1.268 del 2023. Nel frattempo i periodi di applicazione dell’imposta vengono estesi mentre le possibili esenzioni si assottigliano.
La tassa di soggiorno a Roma e l’effetto-Giubileo nel Lazio
Il Lazio è la Regione protagonista del maggior incasso con 300,8 milioni di euro: a fine novembre 2024, con 295 milioni, si stimava un +55,6% su base annua. Seguono la Toscana con 120 milioni, la Lombardia con 114,2 e il Veneto con 104,5.
A Roma, l’imposta giornaliera – applicata per un massimo di 10 pernottamenti consecutivi nell’anno solare effettuati nella stessa struttura – è stata incrementata da poco più di due anni. Chi alloggia in un hotel 4 stelle attualmente paga 7,5 euro al giorno (+25%) mentre in un 3 stelle si arriva a 6 euro (+50%). Anche nei B&B e in alloggi a uso turistico si è passati a 6 euro (+71%).
Nella Capitale, d’altra parte, in questo periodo si discute molto della gestione del turismo. Si registrano le mobilitazioni del Gruppo per la regolamentazione degli affitti brevi, le oltre mille adesioni raccolte dal manifesto Fermare la turistificazione e la manifestazione “Roma non è un albergo” che a metà dicembre, in piazza del Pigneto, ha acceso i riflettori sui timori per l’afflusso di 30-35 milioni di persone nella Città Eterna in concomitanza con il Giubileo 2025.
Nel 2023, la Capitale aveva accolto meno della metà delle persone. Ma i nodi da sciogliere non riguardano solamente i numeri, interessano anche l’economia. In vista degli eventi giubilari infatti, secondo Immobiliare.it, gli affitti hanno subito incrementi del 20% negli ultimi dodici mesi.
Le città che incassano di più con la tassa di soggiorno
In questa particolare classifica Roma si piazza nettamente in prima posizione, con circa 287 milioni di euro nel 2024: è più del 25% dell’intero gettito nazionale. Milano e Firenze completano il podio con 76 milioni di euro a testa, mentre la top five si chiude con Venezia (40 milioni) e Napoli (17 milioni), seguite da Bologna (12 milioni).
Le città d’arte spiccano ai vertici della graduatoria perché sono abituate a ricevere turisti e visitatori durante tutto l’anno mentre le mete di villeggiatura, come quelle costiere del Sud Italia, concentrano i loro flussi durante i mesi estivi e la bella stagione. La prima destinazione balneare dell’elenco è Rimini, con 14 milioni di euro.
Gli aumenti
Tra i 53 Comuni che hanno optato per aumenti a doppia cifra nel 2025 risulterebbero quelli di Marsala, Capaccio Paestum, Milano, Bologna, Bolzano, Perugia, Rapallo e Vicenza. Intanto, se a Roma la tassa di soggiorno è già stata portata a un massimo di 10 euro per gli hotel a 5 stelle, Milano ha elevato la sua soglia a 7 euro a notte negli alberghi a 4 e 5 stelle mentre Firenze è arrivata a 8 euro, sempre per le strutture di lusso. Venezia invece chiede da 1 a 5 euro a seconda della categoria d’albergo e della zona prescelta, in alta stagione in Laguna, ma al contempo ha previsto un contributo d’accesso per gli avventori che arrivano senza aver prenotato una stanza.
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