Terre rare in Europa? Non così rare

Nuovi giacimenti scoperti nel Vecchio Continente rendono l’Unione meno dipendente dalla Cina

Terre rare in Europa? Non così rare© iStockPhoto

Importanti scoperte minerarie stanno gettando le basi per una minor dipendenza dell’Europa sul fronte delle terre rare, materie prime preziosissime per l’innovazione tecnologica, per le produzioni industriali contemporanee – dalle rinnovabili alle batterie per le auto elettriche – e per la transizione energetica.

L’ultima notizia riguarda la scoperta di un nuovo giacimento nei pressi del comune di Fensfeltet – nella regione del Telemark, a circa cento chilometri da Oslo – in Norvegia. Secondo gli esperti, il sito ha un potenziale di quasi 9 milioni di tonnellate di risorse e rappresenta oggi il maggiore giacimento di minerali, quattro volte più grande quello scoperto a inizio 2023 nel Nord della Svezia.

Come evidenziato in un articolo di Affari e Finanza di Repubblica, per l’Europa queste scoperte sono di importanza capitale: dimostrano che le iniziative della Commissione europea per assicurarsi risorse interne al Vecchio Continente stanno funzionando. Sul fronte delle terre rare, in particolare, l’Unione Europea potrebbe arrivare a fare concorrenza alla Cina, che finora ha controllato fra l’80 e il 90% delle riserve globali.

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Da qui al 2023 l’Ue dovrà aumentare di almeno cinque volte l’estrazione di terre rare per evitare di ritrovarsi in una situazione di dipendenza come avvenuto per gas e petrolio. Una strategia contenuta nel piano Critical Raw Materials Act, presentato un anno fa dalla Commissione Ue e che contiene norme da seguire per raggiungere l’indipendenza dalle importazioni. Tra queste c’è l’obbligo che almeno il 30% delle materie prime fondamentali per la transizione green e per le nuove tecnologie debba provenire da miniere europee, mentre almeno il 10% dovrà derivare da “terre rare”. La scoperta del giacimento in Norvegia è uno dei primi risultati.

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