Vertice Ue: in Italia diminuisce la produzione auto a favore delle armi

Vertice Ue: diminuisce la produzione auto a favore delle armi© Shutterstock

Il confronto acceso fra il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello ucraino, Volodymyr Zelensky, ha fatto correre ai ripari l’Ue, che sente urgentemente la necessità di mettersi al riparo e di sostenere Kiev: per questo si pensa a come aumentare la produzione di armi, a discapito di altri settori come quello delle auto.

Una naturale conseguenza della strategia europea, che sottolinea la necessità di arrivare a una “pace giusta”, è quella che vede migliorare i risultati in Borsa delle aziende che producono armamenti e affini. 

In linea con il bisogno di continuare con la corsa al riarmo si è detto anche il primo ministro britannico Keir Starmer: “Siamo di fronte a una sfida generazionale e a un momento unico per la sicurezza dell’Europa”.

Anche Ursula von der Leyen spinge sull’obiettivo comune, sottolineando gli investimenti inadeguati fatti negli anni scorsi. “È arrivato il momento di aumentare gli investimenti nella Difesa a lungo termine. Dobbiamo prepararci al peggio, dobbiamo aumentare le spese militari – ha precisato – Per questo presenteremo un piano completo per il riarmo dell’Europa il 6 marzo, quando avremo il Consiglio europeo dei leader”. 

Un gruppo di Paesi europei hanno intenzione di mandare un contingente militare di circa 30 mila soldati per fare dell’Ucraina un “porcospino d’acciaio” contro gli attacchi da parte della Russia, fra questi c’è anche la Germania. Mentre si dice dubbiosa Giorgia Meloni, che ha sottolineato: “La presenza di truppe italiane in Ucraina non è mai stata all’ordine del giorno”.

Così l’Ue vuole aumentare la produzione di armi

Fra gli incentivi che l’Ue sembra essere pronta a mettere in campo per aumentare la produzione di armi c’è quello che vede l’adozione di una “clausola di salvaguardia” che escluderebbe le spese per la difesa militare dal calcolo del deficit pubblico. In questo modo, gli Stati membri sarebbero incentivati ad aumentare gli investimenti nella difesa senza incidere sul bilancio. Una decisione che fa discutere, dato che sarebbe limitata solo a questo settore e non includerebbe spese altrettanto importanti come la sanità e l’istruzione. 

A fare discutere è anche il potenziamento del programma InvestEU, nato per stimolare gli investimenti pubblici e privati. Verrebbero sbloccati altri 50 miliardi di euro, da utilizzare però solo per la difesa militare. Altri fondi, poi, potrebbero arrivare dal NextGenerationEU, il piano di ripresa ideato per fronteggiare il post-pandemia. Circa 94 miliardi di euro andrebbero così a finanziare la sicurezza attraverso l’emissione di Eurobond, il cui valore è già arrivato a 600 miliardi di euro e potrebbe superare i mille miliardientro la fine dell’anno prossimo. Infine, a fare discutere sono i fondi di coesione, pari a circa 500 miliardi di euro, destinati allo sviluppo regionale e, per normativa, non utilizzabili a fini militari. Tuttavia, la Commissione europea starebbe valutando soluzioni per riassegnarli alla difesa.

Dal canto suo, Giorgia Meloni, che riconosce l’impossibilità degli italiani di potere acquistare e mantenere un’auto, sta pensando di investire nel riarmo a discapito dell’automotive. Un’idea che ha già messo in pratica la Germania con un investimento da 200 miliardi di euro. Ecco allora che aziende come Leonardo, attraverso una joint venture con la tedesca Rheinmetall, e Iveco Defense sono già attive nella produzione di mezzi corazzati.

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