Il 2024 è un anno propizio per il vino italiano in America e non c’era momento migliore, dunque, per portare negli States il salone internazionale del vino e dei distillati per eccellenza, il Vinitaly. Nella cornice del Navy Pier di Chicago la fiera ha ospitato oltre 1000 buyer americani, tra ristoratori, importatori e distributori, grande distribuzione e altre categorie professionali, riscuotendo enorme successo.
Organizzato da Veronafiere e Fiere Italiane in collaborazione con ITA – Italian Trade Agency, l’evento ha contatto sul supporto delle principali istituzioni italiane, tra cui il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, l’Ambasciata italiana a Washington e il Consolato Generale a Chicago.
Grazie al coinvolgimento di partner chiave quali la Camera di Commercio Italo-Americana del Midwest, l’Agenzia per il Commercio Estero e Assocamerestero, la prima edizione di Vinitaly Usa è diventata un vero e proprio trampolino di lancio che oltre a rafforzare il rapporto tra Italia e Stati Uniti nel settore del vino (gli Stati Uniti sono attualmente il primo importatore di bottiglie italiane) cambia le carte in tavola.
Come? Facendo spostare gli imprenditori, che adesso non si “limitano” più ad aspettare i buyer ma bussano direttamente alla loro porta. E non si tratta di piccole porte, questo va precisato: al Vinitaly Usa erano presenti gruppi del calibro di National Association of Beverage Importers, Terlato, Banville, Winbow, Opici e Winesellers, oltre che diversi esponenti del commercio del vino in Sud America e, come riporta Il Corriere della Sera, anche il responsabile degli acquisti del casinò Wynn di Las Vegas che sta aprire negli Emirati Arabi, il primo mega resort con sala per il gioco d’azzardo.
La manifestazione, a numero chiuso, ha portato a Chicago 230 aziende e 1.650 etichette cogliendo l’opportunità di un anno fruttuoso che sembra gettare ottime basi per un futuro roseo: da gennaio ad agosto 2024, infatti, il mercato Usa ha comprato vino italiano per 1,5 miliardi di dollari e molti imprenditori sono sembrati interessati a investire, ad acquistare sempre di più.
La scelta di Chicago, per altro, non è casuale. Il Vinitaly è nato da una idea di un imprenditore siciliano, Maurizio Muzzetta, che da 18 anni vive proprio in questa città. Si tratta di un nuovo orizzonte che punta a far raggiungere al vino made in Italy nuovi importanti traguardi: se è vero infatti che lo spumante italiano ha da poco superato in valore e volume quello francese negli Usa, con il 35% di quota di mercato contro il 31% dei transalpini, rossi e bianchi perdono terreno (-6% e -7%).
Si tratta di un inizio, di una mossa che vuole essere decisiva per invertire la rotta. Di sicuro, la fiera ha rappresentato un’occasione importante di confronto tra produttori e operatori professionali statunitensi, consolidando la promozione e la presenza del vino tricolore nel primo mercato di importazione a livello mondiale.
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