Le passioni, dalla musica preferita al libro che portereste su un’isola deserta, ai ricordi di giovinezza fino alla nascita di una delle più grandi aziende al mondo e del rapporto con Steve Jobs. È un Bill Gates a ruota libera quello intervistato da Kirsty Young su Bbc Radio.
Il miliardario-filantropo, fondatore di Microsoft, ricorda delle difficoltà della sua giovinezza – un ragazzino indisciplinato, che a 12 anni venne mandato dallo psicologo e ne approfittà per leggere Freud – di quanto fosse imbranato con le ragazze al liceo e al college e di quando lasciò Harvard per fondare la sua azienda (“la conversazione con i miei genitori fu meno tesa di quel che si può pensare: onestamente, se la Microsoft fosse finita male, mi avrebbero riammesso e mi sarei laureato”).
IL RAPPORTO CON JOBS. Inevitabile il riferimento a Steve Jobs, definito un vero e proprio “genio” da Bill Gates, che con il fondatore di Apple non ebbe solo momenti di attrito, ma di sane collaborazioni. Qui le parole dell’imprenditore, riportate dal Corriere della Sera di martedì 2 febbraio: «Steve è una persona unica nella storia dei computer… Ci sono stati periodi nei quali siamo stati alleati, abbiamo lavorato assieme – ho scritto io una parte del software dell’Apple II. Certo, a volte sapeva essere davvero duro con le persone che aveva accanto, a volte poteva essere davvero incoraggiante. Ma riusciva a far dare il meglio a tutti quelli che aveva intorno… Ci riavvicinammo negli ultimi anni, gli dissi sinceramente che invidiavo il suo straordinario talento. Da giovane Steve era molto concentrato sul lavoro; negli anni della malattia si era molto addolcito: con lui potevo parlare, finalmente, delle nostre vite, dei nostri bambini. Steve era un genio incredibile, io ero più un tecnico di quanto lo fosse lui. Fu molto divertente, c’era tra di noi un’amicizia vera; la sua malattia e la sua morte sono state una tragedia».
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