Il mercato dei libri sta bene, il problema è che si racconta male. Filippo Guglielmone, responsabile della direzione generale operativa trade di Mondadori Libri, ne è convinto. Numeri alla mano, non gli si può dare torto. I ricavi consolidati dei primi nove mesi dell’esercizio 2024 del Gruppo Mondadori si sono attestati a 705,8 milioni di euro, evidenziando una crescita, rispetto all’anno precedente, del 3,8% (679,9 milioni di euro nel pari periodo 2023). E anche nel 2023 erano cresciuti rispetto al 2022. A Business People ha parlato delle componenti che determinano questo successo e delle sfide del futuro, incluso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che però non può e non deve sostituire la creatività umana.
Filippo Guglielmone, i risultati vi sorridono. Ma non c’era la crisi dei lettori?
Direi che non ci possiamo lamentare. Negli ultimi anni ci siamo difesi bene. È il mercato del libro che si racconta male.
Questo è molto interessante, in che senso?
Si racconta male per due ragioni. Si dice sempre che non esistono lettori, men che meno giovani. Le posso garantire che non c’è nulla di più sbagliato. Prendiamo in considerazione un periodo un po’ più lungo, dal 2014 al 2024. Il mercato è passato da 1,1 miliardi a 1,6 o 1,7 miliardi, a seconda di come si stima il digitale. Quindi un mercato che ama raccontarsi come in calo, ma che ha registrato un incremento del 45% in un decennio. È una narrazione un po’ curiosa, insomma.
L’incremento è importante ed è direttamente proporzionale alle sfide che deve affrontare il mercato editoriale oggi. Quali sono, a suo avviso, le principali?
La sfida più importante che abbiamo è quella del mondo dei ragazzi dai 10 ai 12 anni, che poi saranno i lettori di domani. Nelle scorse settimane sono stato a New York per confrontarmi con i miei colleghi negli Stati Uniti. La prova che devono affrontare gli editori a livello globale è proprio quella di vincere la lotta per il tempo disponibile nel target dei ragazzi fra 10 e 13 anni. Perché è da lì che diventi un lettore oppure cambi strada.
Ebook e audiolibri stanno prendendo il sopravvento o il libro cartaceo rimane il protagonista del mercato?
Parlando di ebook, il loro Natale è ad agosto. Si tratta di un servizio per lettori forti, quindi l’incidenza rimane tutto sommato contenuta. L’audiolibro, invece, sta seguendo una traiettoria diversa. Sta crescendo molto a livello internazionale. Gli Stati Uniti e la Germania sono due mercati dove si è affermato da tempo. Francia, Spagna e Italia hanno tassi di crescita molto importanti.
Come mai questo successo?
Dal mio punto di vista si spiega sostanzialmente con il tipo di fruizione, che è passiva e non solo attiva come quando si legge. Posso ascoltare un audiolibro e nel frattempo fare altro. Se vede bene, è sempre relativo a quella sfida con il tempo di cui parlavo poco fa.
Quali sono i generi letterari che si sono affermati maggiormente negli ultimi anni?
A partire dalla pandemia in avanti, abbiamo visto due ondate molto rilevanti che si differenziano da tutto il resto. La prima è quella del manga. Più che un genere letterario lo definirei proprio un linguaggio, che si è affermato in maniera prepotente andando a parlare al pubblico giovane a cui facevo riferimento prima, a generazioni che, si spera, diventeranno i lettori di domani. E poi il romance, che ha letteralmente invaso gli Stati Uniti e l’Europa. È il genere che sta di gran lunga spopolando con tassi di crescita notevole da quattro anni a questa parte e parliamo del 50%.
Verrebbe da dire che, in un mondo dove le relazioni interpersonali stanno diventando sempre più aride, si cerca conforto nella lettura…
Diciamo che, se dobbiamo guardare i numeri, questo sembra evidente. Si tratta di un’onda davvero inarrestabile e potente. Romance, manga, ma anche la narrativa italiana sono generi in salute.
Come riuscite a rimanere così competitivi in un settore dove la concorrenza diventa sempre più insidiosa?
Intanto abbiamo il vantaggio di essere un arcipelago, fatto di tante anime, rappresentate dalle case editrici che lo compongono. La prima cosa che abbiamo fatto, evidentemente, è stata andare a lavorare attraverso direttrici, segmenti e porzioni di mercato diverse. Sul fronte delle nuove pubblicazioni, quello che puoi fare è dotarti di strumenti per andare a pescare nel mare più pescoso. Quale sarà il pesce più gradito poi lo determinerà il mercato. Questo è un settore in cui è molto difficile fare previsioni. Per questo motivo, lavorare sull’identità delle case editrici e posizionarle su segmenti di mercato diversi, ti consente di intercettare, spesso meglio degli altri, i trend che stanno nascendo in giro per il mondo.
Con quali criteri scegliete i nuovi autori e i titoli da pubblicare?
Molto sta all’abilità e alla capacità dei nostri editor. Non direi che c’è un criterio preciso. Semplicemente, è la qualità che vince.
L’intelligenza artificiale, in settori non prettamente scientifici, viene vista al pari del male assoluto. Come può essere utilizzata nell’editoria?
Penso che le nuove tecnologie e in particolare l’intelligenza artificiale siano come l’elettricità, ossia degli abilitatori. È uno strumento e va riconosciuto come tale, senza demonizzarlo o enfatizzarlo. Noi come Mondadori abbiamo fatto una scelta precisa, ossia tutto quello che ha a che fare con la creatività deve rimanere umano. Invece, nei processi operativi l’intelligenza artificiale fa parte della “cassetta degli attrezzi”. Riteniamo ci sia un valore distintivo fondato sull’uomo. La nostra è un’impresa fatta di persone e ci rivolgiamo a persone.
Gli influencer sono ormai una figura importante per quanto riguarda la comunicazione. I booktoker e i bookstagrammer quanto contano nella promozione di un libro?
Ovviamente, se si fa un’attività commerciale non si può non stare dove ci sono le persone. È una regola semplice e vale anche per i social, che il nostro marketing presidia con grande cura e attenzione per ovvi motivi. Posto questo, Tik Tok ha un peso sulle vendite rilevante, soprattutto per un certo tipo di audience e Instagram è una vetrina importante.
Quando esaminate il manoscritto di un autore emergente, la sua presenza sui social impatta sul criterio di selezione e la scelta di pubblicarlo?
Non è il primo elemento che guida la scelta, a fare la differenza è sempre il contenuto, ovvero quello che si può aggiungere in un mercato che pubblica 68 mila nuovi titoli all’anno, numero davanti al quale trovare qualcosa di nuovo da proporre non è semplice.
Ultima domanda, il libro che sta leggendo attualmente e il suo libro preferito.
Ho iniziato da poco Il giorno dell’Ape di Paul Murray. Una storia familiare nella quale succede di tutto. È un librone, ma le premesse sono molto buone. Per quanto riguarda il libro preferito, non ho dubbi: Vita e Destino di Vasilij Grossman.
Perché?
Perché c’è l’umano nell’uomo, in un momento tragico come la battaglia di Stalingrado.