Nicola Serra: Verso un modello integrato

Nicola-Serra-PalomarNicola Serra è Ceo di Palomar dal 2010

Questa intervista a Nicola Serra, Chief Executive Officer di Palomar, è parte de LA RINCORSA DEL CINEMA – Vai all’articolo completo


Crede che il cinema riuscirà a recuperare terreno?
Bisogna capirci sul significa­to di recuperare. Se con que­sto termine si intende torna­re ai volumi e alle modalità di fruizione del passato, allora probabilmen­te no, non ce la faremo. Il discorso cambia se con recuperare intendiamo trovare dei modelli alternativi.

Che tipo di scenario immagina?
Un modello integrato. Il cinema non può prescindere dalla sala, perché è il luogo che rende possibile una fruizione collet­tiva: un’esperienza unica e diversa da tut­te le altre. Al contempo, però, non si può non tenere conto delle piattaforme. Biso­gna, quindi, arrivare a una composizio­ne diversa dello sfruttamento dell’opera: per esempio, i film a vocazione festivalie­ra potrebbero essere più sbilanciati sulle sale, altri invece guardare più allo strea­ming.

Cosa ha causato il calo delle presen­ze in sala?
La pandemia ha avuto un impatto notevo­le, e non solo perché era oggettivamente complicato per le persone uscire di casa: c’è stato anche un problema di investi­menti, in primis per gli operatori priva­ti, nonostante il sostegno ricevuto dalle istituzioni. A questo poi si sono aggiunte le nuove modalità di fruizione tv: i commissioner classici dei film per la sala sono stati affiancati, e in alcuni casi superati in termini di investimento, dagli streamer.

Non crede che ci sia anche un pro­blema di qualità, almeno per quanto riguarda le produzioni nazionali?
Il mix è rimasto quello di sempre e alterna film più popolari a opere d’autore. Per noi, nello specifico, lo scouting è una variabile sulla quale puntiamo molto.

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Kim Rossi Stuart nel film Brado, prodotto da Palomar (Foto: © Claudio Iannone)

Le istituzioni stanno facendo abbastanza per il comparto?
Se oggi il nostro è un sistema ancora vivo, che produ­ce ed è in crescita è anche grazie al sostegno ricevuto dall’operatore pubblico: diversamente l’impatto della pandemia sarebbe stato maggiore.

A sua volta l’industria si sta muovendo bene, in modo compatto?
Diciamo che non ha smesso mai di cre­derci e di investire. Negli ultimi tre anni c’è stato un calo, oggettivo, di presenze in sala, ma dal punto di vista produttivo non abbiamo fatto passi in­dietro: mi riferisco al numero di opere realizzate, agli investimenti ma anche ai posti di lavoro garantiti. È un dato che non viene mai sufficientemente va­lorizzato, mentre è importante ricor­dare che il settore audiovisivo, ossia cinema e tv, hanno dato lavoro a mol­tissime famiglie. L’industria, quindi, è andata avanti e questo è un segnale. Ora si tratta di tenere vivo tale trend.

Quali film figurano nel vostro li­stino?
Siamo in montaggio con l’opera prima di Michele Riondino: il titolo provvi­sorio è Palazzina Laf e vedrà Riondi­no nella doppia veste di regista e attore. Con lui, nel cast, anche Elio Germano. Abbiamo poi siglato una collaborazione con Pie­tro Marcello: realizzeremo il suo prossimo film. Infine, abbiamo comprato i diritti del libro Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin. A breve annunceremo anche altri due grossi progetti per il 2023/2024.

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