Questa intervista a Nicola Serra, Chief Executive Officer di Palomar, è parte de LA RINCORSA DEL CINEMA – Vai all’articolo completo
Crede che il cinema riuscirà a recuperare terreno?
Bisogna capirci sul significato di recuperare. Se con questo termine si intende tornare ai volumi e alle modalità di fruizione del passato, allora probabilmente no, non ce la faremo. Il discorso cambia se con recuperare intendiamo trovare dei modelli alternativi.
Che tipo di scenario immagina?
Un modello integrato. Il cinema non può prescindere dalla sala, perché è il luogo che rende possibile una fruizione collettiva: un’esperienza unica e diversa da tutte le altre. Al contempo, però, non si può non tenere conto delle piattaforme. Bisogna, quindi, arrivare a una composizione diversa dello sfruttamento dell’opera: per esempio, i film a vocazione festivaliera potrebbero essere più sbilanciati sulle sale, altri invece guardare più allo streaming.
Cosa ha causato il calo delle presenze in sala?
La pandemia ha avuto un impatto notevole, e non solo perché era oggettivamente complicato per le persone uscire di casa: c’è stato anche un problema di investimenti, in primis per gli operatori privati, nonostante il sostegno ricevuto dalle istituzioni. A questo poi si sono aggiunte le nuove modalità di fruizione tv: i commissioner classici dei film per la sala sono stati affiancati, e in alcuni casi superati in termini di investimento, dagli streamer.
Non crede che ci sia anche un problema di qualità, almeno per quanto riguarda le produzioni nazionali?
Il mix è rimasto quello di sempre e alterna film più popolari a opere d’autore. Per noi, nello specifico, lo scouting è una variabile sulla quale puntiamo molto.
Le istituzioni stanno facendo abbastanza per il comparto?
Se oggi il nostro è un sistema ancora vivo, che produce ed è in crescita è anche grazie al sostegno ricevuto dall’operatore pubblico: diversamente l’impatto della pandemia sarebbe stato maggiore.
A sua volta l’industria si sta muovendo bene, in modo compatto?
Diciamo che non ha smesso mai di crederci e di investire. Negli ultimi tre anni c’è stato un calo, oggettivo, di presenze in sala, ma dal punto di vista produttivo non abbiamo fatto passi indietro: mi riferisco al numero di opere realizzate, agli investimenti ma anche ai posti di lavoro garantiti. È un dato che non viene mai sufficientemente valorizzato, mentre è importante ricordare che il settore audiovisivo, ossia cinema e tv, hanno dato lavoro a moltissime famiglie. L’industria, quindi, è andata avanti e questo è un segnale. Ora si tratta di tenere vivo tale trend.
Quali film figurano nel vostro listino?
Siamo in montaggio con l’opera prima di Michele Riondino: il titolo provvisorio è Palazzina Laf e vedrà Riondino nella doppia veste di regista e attore. Con lui, nel cast, anche Elio Germano. Abbiamo poi siglato una collaborazione con Pietro Marcello: realizzeremo il suo prossimo film. Infine, abbiamo comprato i diritti del libro Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin. A breve annunceremo anche altri due grossi progetti per il 2023/2024.