La corsa di P&G Italia. Intervista all’a.d. Paolo Grue

Abitudini come la cura della persona e della casa, intensificatesi durante la pandemia, hanno accelerato le attività e i risultati di Procter & Gamble Italia. E non a caso. Perché, come spiega l’amministratore delegato, sono la somma di tutta una serie di iniziative che mettono al centro il ruolo dell’impresa nel valorizzare il concetto di interdipendenza tra l’uomo e l’ambiente

È difficile – se non impossibile – che in questo preciso istante ogni abitazione italiana non ospiti almeno uno (ma probabilmente sono molti di più) dei prodotti per la cura della casa e della persona prodotti e distribuiti da Procter & Gamble. Dal dentifricio al sapone per il bucato o la lavastoviglie, dai prodotti per i capelli alle lamette da barba a un integratore, quella di P&G è una presenza trasversale nella quotidianità degli abitanti del Belpaese attraverso più di 25 marchi. Non a caso il nostro è uno dei principali mercati nel mondo per P&G. E infatti, come spiega l’amministratore delegato Paolo Grue in questa intervista, l’attività della multinazionale non ha conosciuto battute d’arresto, neanche durante la pandemia, tanto che grazie alle innovazioni di prodotto, negli ultimi sei mesi P&G ha contribuito a circa l’80% della crescita dei mercati in cui opera nella Penisola.

Risultati che fanno il paio con l’intensa attività a supporto della sostenibilità ambientale e sociale messa in campo dalla multinazionale in collaborazione con diverse organizzazioni presenti sul territorio, che si uniscono a tutta una serie di iniziative che l’azienda ha posto in essere da tempo al suo interno (e all’esterno) per il superamento del gender gap, a supporto della diversity e a sostegno della disabilità. Un modo di vedere e intendere il mercato, il Paese e la società che Business People ha voluto appunto approfondire con Grue, per tentare un bilancio a un anno esatto dalla sua nomina al vertice di P&G Italia.

Dal 1° gennaio è al vertice di P&G Italia. Il 2021 è stato un anno difficile. Che periodo è stato per lei e per l’azienda? L’inizio è stato indubbiamente difficile. Quando ho assunto il ruolo di amministratore delegato eravamo nel pieno della seconda ondata, con molte complessità organizzative e di business da gestire. Ora, con il senno del poi, posso dire che non avrei potuto iniziare il mio incarico in un periodo più stimolante…

L’intervista continua sul numero di Business People di dicembre

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