Elogio del cambiamento: intervista a Claudia Parzani

Basta seguire modelli di leadership datati! Poiché le sfide da affrontare sono sempre più numerose e complesse, per traghettarci verso il futuro servono scelte nuove e soluzioni creative. Ed è in grado di praticarle solo chi fino a oggi è sempre stato escluso dai cerchi del potere. Parola della presidente della società che gestisce il mercato finanziario italiano e Senior Advisor del network multinazionale di studi legali

Elogio del cambiamento: intervista a Claudia ParzaniAvvocata d’affari, Claudia Parzani è Senior Advisor dello studio legale Linklaters, per cui ha ricoperto importanti ruoli manageriali, e presidente di Borsa Italiana. Membro dell’organo consultivo di Unhcr Italia, presiede inoltre il Consiglio strategico di Fondazione Italia per il Dono Ente Filantropico, siede nel comitato scientifico di 'Parks - Liberi e Uguali' ed è ambasciatrice per il nostro Paese della campagna internazionale 'Inspiring Girls'© Daniele Mari

«Comandare e decidere potendo essere tutta e solo sé stessa». È questo il filo conduttore che ha ispirato la carriera di Claudia Parzani, oggi presidente di Borsa Italiana nonché Senior Advisor del network multinazionale di studi legali Linklaters, che siede inoltre nei board e comitati di diverse società quotate. Lo ha confessato nel suo ultimo libro, La rivoluzione degli outsider, in cui affronta una profonda riflessione sulla leadership e sul mondo in cui viviamo. Infatti, la manager è da sempre appassionata di inclusione e temi sociali, scegliendo di partecipare personalmente all’attività di varie fondazioni ed enti filantropici. Non è affatto un caso, quindi, che il libro sia esplicitamente dedicato «a chi nella vita si è sentito anche una sola volta escluso. A tutti coloro che dedicano tempo a lasciare un giardino più bello». Del suo impegno a fare la differenza, Business People ha parlato con la diretta interessata.

Perché scrivere proprio questo libro e perché proprio adesso?
Devo ammettere che l’idea è stata dell’editor di Rizzoli Francesca Bertazzoni, che ha bussato alla mia porta in modo molto delicato e intelligente, dopo aver raccolto i miei interventi più recenti in merito alla leadership e al tema dell’insuccesso. Interventi con una loro validità autonoma, ma innegabilmente collegati tra loro. Avevamo l’impressione – e le reazioni suscitate dall’uscita del libro lo confermano – che ci fosse un grande desiderio di condivisione di storie semplicemente vere, umane, che mostrino come anche persone considerate arrivate siano, in realtà, cadute diverse volte nel loro percorso. La società è pronta per affrontare questi temi, era il momento giusto, e chi spinge per un mondo più inclusivo e ricco di opportunità per tutti ha un forte bisogno di persone che condividano questo pensiero con voce sufficientemente forte e da una posizione sufficientemente alta.

In effetti, colpisce il modo in cui condivide apertamente i suoi momenti di crisi, per esempio le difficoltà incontrate nel superare l’esame da avvocato, a sostengo del cosiddetto “elogio dell’errore”. Crede che in un Paese come l’Italia si possa affermare questa filosofia opposta a quella ora dominante?
Credo siano in atto cambiamenti inarrestabili, cui è non solo inutile, ma controproducente opporsi. In passato si è affermato un modello del manager come figura forte, intelligente, strategica, ma anche lontana e apparentemente infallibile. E probabilmente, in quel periodo, era la versione di cui avevamo bisogno, ma oggi questo modello risulta doloroso per molti. Doloroso perché porta con sé la convinzione che basti una sconfitta a impedirci di raggiungere il successo. Questo crea inevitabilmente nei giovani grande ansia e la cosa è per me fonte di grande preoccupazione. Perché è inevitabile, anche per la persona più brillante e preparata, sperimentare momenti difficili. È ovvio che sbagliare brucia e crea dispiacere, ma non deve diventare un’ossessione, semmai una fonte di apprendimento. E se condividere le difficoltà incontrate risulta utile a qualcun altro, allora i fallimenti risultano un po’ meno dolorosi. I miei fallimenti rappresentano il “caffè sospeso” pagato per qualcun altro. È solo questione di avere un diverso approccio mentale.

Lei sostiene che non esiste uno stile di leadership efficace in ogni occasione, ma che il bravo leader debba essere flessibile e sapersi adattare al contesto. È davvero possibile che una stessa persona possa cambiare il suo modo di agire in modo così rilevante?
Sono convinta che ogni persona abbia la capacità di essere un leader situazionale. In fondo, credo che nel quotidiano sia abbastanza frequente adattare il proprio comportamento a seconda delle caratteristiche…

L’intervista a Claudia Parzani continua su Business People di luglio-agosto 2024

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