Elisabetta Sgarbi: la bellezza è un credo

Capacità di credere nelle cose che si fanno. Ecco cos’è la bellezza per la poliedrica editrice, regista e artista

Elisabetta Sgarbi: la bellezza è un credoFoto di Simona Chioccia

Instancabile e poliedrica, Elisabetta Sgarbi nel 2015 ha fondato la casa editrice La nave di Teseo, di cui è direttore generale ed editoriale. Ha ideato, e da oltre due decenni ne è direttore artistico, il festival La Milanesiana, Letteratura, Cinema e Scienza che ogni anno chiama a raccolta nella capitale lombarda personalità di spicco del pensiero e dell’arte. Dal ’99 produce e dirige i suoi lavori cinematografici presentati ai più importanti festival internazionali, presiede la Fondazione Elisabetta Sgarbi, attiva nel promuovere l’arte e la lettura, e da quattro anni ha fondato la Betty Wrong Edizioni Musicali, con cui ha esordito al 71° Festival di Sanremo con la band Extraliscio.

Da editrice, regista, artista, nei diversi ambiti in cui ha operato e continua a operare ha sempre scelto strade meno battute: come nutre la sua creatività nel quotidiano?
Sono curiosa. La curiosità è molto importante. E poi mi piace lasciare libera la mia creatività anche quando entra in zone di silenzio.

Qual è la cosa che la dà più piacere?
Scoprire un autore, crederci e riuscire a farlo conoscere.

C’è stato un incontro particolare che le ha cambiato la vita perché le ha aperto orizzonti o possibilità che prima non contemplava?
Quello con mia madre innanzitutto (Rina Cavallini Sgarbi, morta nel 2015, ndr) e poi quello che si rinnova ogni volta che incontro qualcuno che crede in quello che fa.

La collezione Cavallini Sgarbi è un tesoro di incomparabile bellezza, con pezzi mirabili: c’è un’opera d’arte della sua famiglia cui lei è particolarmente legata?
Sì, la ceramica di una bambina che dorme su un cuscino bianco e ha accanto un cestino con una forbice, dei rocchetti di filo di cotone, un calamaio e una penna. Il padre scultore, Andrea Parini, accanto ha scritto: Figlia ti vorrei casalinga e scrittrice.

In che modo, negli svariati festival ed eventi culturali che ha diretto, la bellezza dello spazio ha influenzato la loro riuscita?
Lo spazio è la premessa dei contenuti che lo riempiono e, quindi, influenza la riuscita delle cose.

C’è un “luogo dell’anima” che le è particolarmente caro?
Zenzalino (in Emilia, ndr) dove ho ambientato il mio film L’isola degli idealisti, scritto con Eugenio Lio.

È importante per lei l’immagine con cui una persona si presenta in pubblico?
Importante e imprescindibile è il modo in cui una persona si presenta in pubblico: ogni cosa ha un abito e già quello è un modo di porsi e di pensare.

Lei ha uno stile molto definito: qual è il suo rapporto con la moda?
Mi piace molto trovare oggetti o abiti che non siano uniformi, nel senso che non siano delle “divise”.

Che cosa è per lei la bellezza?
La bellezza è la capacità di credere nelle cose che si compiono.

Secondo lei, è cambiato in questi ultimi anni il “valore della bellezza” nella percezione comune?
La bellezza oggi è dentro più cose, è più frammentaria. Non ci sono assoluti di bellezza ma relativi di bellezza.

Come giudica il rapporto che le nuove generazioni hanno con la bellezza? Se da un lato c’è un ritorno di interesse per la filosofia e crescono i giovani collezionisti, molti altri sembrano attratti solo da una dimensione superficiale e stereotipata dell’aspetto fisico: cosa ne pensa?
Non credo esista una dimensione superficiale della bellezza e una più profonda. La bellezza si manifesta dove, come e quando può. Ci coglie di sorpresa, si fa riconoscere. Può essere un passante, come un concerto di Mozart o un’opera letteraria. Poi la bellezza ha una componente storica. Umberto Eco scrisse una meravigliosa Storia della bellezza, tradotta in tutto il mondo.

Parlando invece dell’”aspetto fisico” dei libri: quanto conta la copertina per la riuscita di un titolo?
Il libro è un oggetto fisico e dunque può, e anzi deve, caratterizzarsi anche esteticamente. La copertina è un elemento, insieme alla carta, al formato, all’impaginazione interna, al carattere che si utilizza, allo “specchio” della pagina. La copertina a sua volta è una questione articolata: c’è la tipografia, l’immagine, l’impaginazione. Bisogna pensare che il libro è qualcosa che resta e dunque è esteticamente rilevante. Questa domanda mi permette di ricordare l’autore della grafica e della impostazione della pagina de La nave di Teseo, l’architetto e amico Pierluigi Cerri. Un genio, un uomo di grande intelligenza e ironia. Di lui, tra le mille copertine fatte insieme, posso citare quella, bellissima, di Gnosi delle fanfole di Fosco Maraini.

Se non avesse fatto ciò che ha fatto e continua a fare così bene nella vita, c’è una professione che le sarebbe piaciuto perseguire?
Avrei fatto la farmacista, che peraltro non ho smesso di essere. E avrei scritto poesie. Amo la poesia. Ne ho letta molta.


Intervista pubblicata sulla VII edizione de La forma della Bellezza, speciale di Business People dicembre 2024. Scarica il numero o abbonati qui

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