Non c’è interlocutrice migliore per discutere dei nuovi canoni della bellezza, specie quella condivisa sui social, di @makeupbrutalism, alias Eszter Magyar, make-up artist professionista e visual artist ungherese, che da cinque anni propone sui social trucchi sperimentali con slogan provocatori. Con un passato di truccatrice sui frenetici set di servizi di moda, Magyar è tra le “attiviste del trucco” più seguite e apprezzate dalle nuove generazioni.
Cos’era e cos’è ora il trucco per lei?
Il trucco è iniziato come uno strumento, diciamo un modo per dipingere volti, ma anche per giocare per vedere come la superficie esterna di una persona, ovvero la pelle del viso, potesse trasformarsi. Ora direi è più simile a un linguaggio per raccontare storie e fare riflessioni critiche su quel che accade nel mondo. Attraverso il trucco posso evidenziare o sfidare gli standard di bellezza, confrontare le norme estetiche dominanti e persino mostrare l’assurdità delle nostre idee di “perfezione”. Il make-up oggi per me è un modo per costruire, smontare e ricostruire significati su una tela umana.
Quando e perché ha deciso di “usare” il trucco per parlare di temi rilevanti nella società e nella politica?
È accaduto in modo del tutto naturale, mentre mi rendevo conto che il trucco è profondamente intrecciato con le narrazioni sociali e politiche che riguardano identità, genere e bellezza. L’ho visto come un modo per riflettere criticamente su queste norme e per affrontare le pressioni sociali che vorrebbero dirci chi e come dovremmo essere: ho capito che proprio il make-up poteva rappresentare la chiave giusta per aprire la porta a una discussione più profonda e originale. Il trucco è diventato così una sorta di strumento sovversivo, un mezzo per decostruire idee convenzionali sulla bellezza e rivelare le strutture sottostanti di cui spesso non ci rendiamo nemmeno conto.
Si aspettava tutto il successo che ha ottenuto su Instagram?
Affatto. Ho iniziato come artista che condivideva il proprio lavoro, ma la reazione di chi mi seguiva mi ha dimostrato subito che c’erano tante persone affamate di un make-up che potesse essere molto più di un semplice trucco, cioè di qualcosa di non filtrato, non convenzionale e levigato, di qualcosa di davvero significativo. Penso che il pubblico abbia risposto positivamente alle immagini che postavo su @makeupbrutalism perché sembrava fin dall’inizio un profilo onesto e non commerciale.
In che modo l’idea di bellezza al giorno d’oggi è influenzata dai social media?
I social media hanno reso la bellezza iper-visibile e iper-editata. È un’arma a doppio taglio: da un lato, ci espone a una gamma più ampia di volti, corpi ed espressioni rispetto al passato, ma dall’altro spesso crea un ideale che non esiste nella vita reale. La bellezza rischia di diventare una catena di montaggio di tendenze piuttosto che un’esperienza personale. Stiamo vivendo in un periodo di nuove possibilità, ma anche di nuove pressioni.
Il suo account Instagram e il suo lavoro sono una forma di attivismo: qual è l’obiettivo?
Il mio obiettivo è sfidare le persone a mettere in discussione le loro credenze sulla bellezza e sull’identità. Nel 2024, la bellezza non dovrebbe avere il peso che ha: ci sono qualità molto più importanti da evidenziare in una persona come la sua integrità, la sua capacità di resilienza e la sua creatività. Se il mio lavoro può spingere anche solo uno dei miei follower a riconsiderare come valuta sé stesso o gli altri al di là delle apparenze, allora ne sarà valsa la pena. Vorrei ispirare l’accettazione di sé tra chi segue il mio profilo e, al tempo stesso, stimolare conversazioni su cosa significhi esistere in modo autentico in un mondo che ancora si aggrappa a standard obsoleti.
Cosa pensa della nuova generazione e del loro rapporto con lo specchio e lo schermo?
La nuova generazione è sia liberata che gravata dallo schermo. Gli specchi erano una volta uno strumento personale, ora sono collettivi, condivisi attraverso gli schermi in un modo che invita all’approvazione costante e al giudizio infinito. Questa generazione sta affrontando la visibilità personale come nessuno ha mai fatto prima, confrontandosi con la libertà di definirsi e la pressione di essere pubblicamente perfetti. Penso ci sia un potenziale incredibile per l’auto-espressione, ma anche la necessità di ricordare che ciò che è reale non è sempre ciò che viene riflesso sullo schermo.
Intervista pubblicata sulla VII edizione de La forma della Bellezza, speciale di Business People dicembre 2024. Scarica il numero o abbonati qui
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