Francesco, il Papa della trasparenza economica

Dal taglio agli stipendi alla riforma della Curia, passando per l’istituzione di nuovi enti di controllo: così il Pontefice ha trasformato la gestione finanziaria vaticana

Francesco, il Papa della trasparenza economicaPhoto by Vatican Media via Vatican Pool/Getty Images

Morto nella mattinata di lunedì 21 aprile, alle ore 7.35, Papa Francesco sarà salutato con una cerimonia solenne sabato 26 aprile, alle ore 10, sul sagrato della Basilica di San Pietro. Se la sua morte segna la fine di un pontificato spirituale e pastorale, lascia anche un segno profondo nella storia amministrativa del Vaticano. La gestione economica della Santa Sede ha conosciuto una stagione di riforme senza precedenti sotto il suo magistero lungo 12 anni.

Papa Francesco e la riforma economica del Vaticano

Il 24 febbraio 2014 Papa Francesco firmava la Lettera Apostolica Fidelis dispensator et prudens, istituendo la Segreteria per l’Economia: un vero Ministero del tesoro vaticano, con compiti di controllo e vigilanza economica e finanziaria sulle istituzioni curiali e gli enti collegati. L’obiettivo era chiaro: responsabilizzare e razionalizzare, riportando le finanze vaticane entro criteri di prudenza ed efficienza​.

Poco dopo, nasceva anche l’Ufficio del revisore generale, incaricato della revisione indipendente del bilancio consolidato. Un organismo con poteri reali e, soprattutto, autonomo, che si è rivelato essenziale nel ruolo di autorità anticorruzione.

“Un’economia che non uccide”: l’eredità viva di Papa Francesco

Le riforme di Francesco non sono rimaste sulla carta. Durante il suo pontificato, ha più volte richiamato all’urgenza di un equilibrio tra entrate e uscite. Nella lettera al Collegio Cardinalizio del 16 settembre 2024, ha indicato il “deficit zero” come traguardo imprescindibile. Per farlo, ha chiesto rigore, spirito di famiglia tra gli enti vaticani e capacità di attrarre risorse esterne con trasparenza e coerenza evangelica. A queste parole hanno fatto eco le azioni. Nel Motu Proprio del 23 marzo 2021, Francesco ha disposto una riduzione del 10% degli stipendi dei cardinali e dell’8% per altri superiori, congelando anche gli scatti di anzianità per due anni. Una misura presa per contenere la spesa del personale, aggravata dalla crisi pandemica, ma anche per proteggere i posti di lavoro e dare un esempio di sobrietà.

Un altro nodo cruciale affrontato dal Pontefice è stato quello del Fondo pensioni vaticano. In una nuova lettera del 19 novembre 2024, Francesco ha denunciato un “grave squilibrio prospettico” e ha nominato il cardinale Farrell amministratore unico del fondo, con pieni poteri per varare riforme strutturali immediate. Il tono, pur paterno, era netto: servono sacrifici oggi per garantire la dignità delle future generazioni​.

Nel febbraio 2025, a conferma della direzione intrapresa, è stata istituita la Commissio de donationibus pro Sancta Sede, incaricata di promuovere e gestire le donazioni alla Santa Sede, coinvolgendo attivamente fedeli, episcopati e benefattori in un’opera di corresponsabilità economica​.

Papa Francesco ha fatto proprio lo spirito dell’Ecclesia semper reformanda (la Chiesa è sempre da riformare), principio che ha animato la sua visione di pontefice. La sua  non è stata un riforma economica di facciata, ma una revisione sistemica ispirata alla sobrietà evangelica e alla responsabilità civile. L’ha detto chiaramente nella già citata lettera al Collegio Cardinalizio dello scorso settembre: “Le istituzioni della Santa Sede hanno molto da imparare dalla solidarietà delle buone famiglie”​ . Resta ora da vedere se l’impulso dato da Francesco sarà portato avanti dal suo successore.

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