L’intervista a Sara Agostoni è parte dello speciale
I Campioni della Sostenibilità 2025 di Business People
Nata nel Dopoguerra quando Silvio Agostoni rilevò un laboratorio di Morbegno (Sondrio) per la produzione di dolci e caramelle, alla vigilia del suo 80esimo compleanno Icam è ormai una delle più rinomate aziende produttrici di cioccolato al mondo ed è arrivata a superare i 200 milioni di fatturato. Un risultato raggiunto puntando su un approccio integrato che pone le persone, la filiera, l’ambiente e l’innovazione al centro della strategia aziendale. Come racconta Sara Agostoni, direttrice acquisti e Chief Sustainability Officer.
L’attuale presidente onorario, Angelo Agostoni, nella lettera introduttiva a uno dei primi bilanci di sostenibilità aziendali rilasciati negli scorsi anni ha definito Icam «nativa sostenibile», perché?
Fin dalle origini Icam si è basata sulla forte consapevolezza che il suo futuro dipendesse da due risorse fondamentali: l’ambiente e le nostre persone. A fronte di questa consapevolezza, ci siamo impegnati da subito per conoscere a fondo il cacao, i Paesi di origine e i coltivatori, stringendo con loro relazioni di lunga durata e di sviluppo reciproco. Negli anni 70 si parlava di strategia imprenditoriale olistica, oggi si utilizza il termine sostenibilità, ma i valori di base sono gli stessi. Sono state proprio le conoscenze maturate in quel periodo e gli stretti rapporti intessuti con i fornitori e gli stakeholder che ci hanno consentito di avere un completo controllo di tutta la filiera e di ritagliarci uno spazio importante all’interno della fascia premium del mercato.
Quello rilasciato nel 2024 è stato il sesto bilancio di sostenibilità: quali sono state le iniziative più importanti messe in campo in questi anni?
Abbiamo lavorato su diversi fronti. Uno è quello della competenza tecnica per cui, per esempio, abbiamo attivato un sistema di formazione continua, collegato anche a una premialità legata alla crescita professionale, che viene gestito insieme a tutti i collaboratori con percorsi personalizzati. Abbiamo poi portato avanti una serie di progetti legati al concetto di economia circolare e all’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 12, ossia quello della gestione responsabile delle risorse. Penso alla sgrammatura degli imballi, che ci ha portato a risparmiare in quattro anni 200 tonnellate di carta. Oppure allo sviluppo di un packaging compostabile ad altissima protezione che oggi veste la nostra linea di punta, quella delle tavolette di cioccolato biologico Vanini. Parlando poi di filiera, uno degli ultimi progetti in ordine cronologico cui teniamo moltissimo è Sustainable Farming. Partito nel 2023 in Uganda, è realizzato in un Consorzio con un cliente industriale (Corpeq BV e SanoRice Holding BV) e l’Ong Solidaridad East & Central Africa e cofinanziato dal Fund for Responsible Business (Fvo), parte della Netherlands Enterprise Agency (Rvo) e si svilupperà nell’arco di quattro anni. Da un lato prevede la formazione di circa 600 famiglie di coltivatori, con l’obiettivo di aumentare la produttività del cacao a parità di ettari coltivati attraverso best practice agricole biologiche. Dall’altro, al progetto di sviluppo tecnico si affiancano iniziative sociali, che comprendono educazione al risparmio e alla gender equity.
Quali sono, invece, i target che vi siete posti per l’immediato futuro e gli strumenti che vi siete dati per raggiungerli?
Un obiettivo strategico di cui stiamo discutendo anche in sede di Cda e comitato di direzione è quello di incrementare e consolidare le nostre filiere di approvvigionamento. Questo vuol dire rafforzare la nostra presenza nei Paesi di origine, laddove siamo già presenti ma anche altrove, attraverso alcuni step chiave: incrementare la competenza, innanzitutto quella tecnico-agronomica, e puntare sulla biodiversità, strada maestra per garantire la capacità del suolo di rinnovarsi, con ricadute positive anche nella lotta al cambiamento climatico, all’erosione del suolo, allo stoccaggio di anidride carbonica. Altro target di medio lungo periodo è il rafforzamento delle partnership a livello locale e internazionale, attivando collaborazioni anche a livelli governativi. Infine, un altro filone molto importante cui stiamo guardando con interesse è quello dell’innovazione e delle nuove tecnologie. La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale rappresentano strumenti fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi strategici di cui parlavo.
Quali sfide incontrate nel coniugare innovazione e sostenibilità?
Per noi c’è un legame indissolubile tra i due concetti. Nel corso della nostra storia, l’innovazione ha rappresentato un pilastro costante di crescita, ma è sempre stata rispettosa dell’ambiente e delle persone. Per esempio, nell’abito dell’innovazione di prodotto, già alla fine degli anni 80 ci siamo orientati sul biologico, una scelta che si sposava in modo anche un po’ pioneristico con un approccio sostenibile, cioè di grande rispetto e di utilizzo intelligente delle risorse.
Perché nel 2022 Icam ha aderito all’UN Global Compact?
La scelta è maturata con l’intenzione di stringere relazioni che andassero al di là di quelle con gli stakeholder diretti, per rendere più incisivo l’impatto delle nostre attività. UN Global Compact ci è parso ideale proprio perché nasce come patto collettivo tra aziende, enti governativi e non, per accompagnare le imprese verso un percorso di sostenibilità. Si è rivelato fondamentale per condividere esperienze e accedere a risorse specifiche e conoscenze. Grazie a questa adesione, per esempio, abbiamo collaborato con aziende di vari settori per comprendere e applicare al meglio le nuove regolamentazioni di sostenibilità. Inoltre, abbiamo avuto l’opportunità di presentare la nostra esperienza in contesti internazionali, stringendo rapporti preziosi con Ong, istituzioni e altre imprese. Questo tipo di collaborazione è essenziale per affrontare sfide globali e promuovere pratiche sostenibili.
Un altro passo importante compiuto sempre nel 2023 è stato quello di sviluppare una Governance di Sostenibilità. Di cosa si tratta?
La governance è un aspetto della “triade” Esg che viene troppo spesso relegato all’ultimo posto, sono invece convinta che andrebbe messa al primo, perché è cruciale per tradurre la mission e i valori aziendali in azioni concrete. Se il nostro primo bilancio di sostenibilità risale al 2018, nel tempo ci siamo resi conto della necessità di una sorta di “cabina di regia”. Per questo nel 2022 ci siamo dotati di un team della sostenibilità di cui sono responsabile e poi, nel 2023, abbiamo ridisegnato la governance attribuendole una struttura a matrice. La nostra scelta è stata, cioè, quella di responsabilizzare dirigenti e responsabili di funzione per alcuni progetti di sostenibilità, perché riteniamo che sia necessaria una competenza tecnica, ma che questi debbano poi rispondere da un punto di vista di organizzazione e di progettualità a una regia unica che si interfaccia con il board e il top management. Questo proprio perché i progetti di sostenibilità nascono dagli obiettivi strategici di business. Abbiamo l’ambizione che questa nuova organizzazione svolga un’azione trasformativa della realtà interna, per questo motivo abbiamo iniziato anche un percorso di engagement che ha già raggiunto tutti gli impiegati lo scorso anno, e che interesserà ora anche il personale di fabbrica con una formazione ad hoc e il coinvolgimento in alcune attività di sostenibilità.
Crisi economica e tensioni geopolitiche finiranno per rallentare la transizione sostenibile?
È innegabile che le crisi in corso stiano avendo un impatto significativo con cui è necessario fare i conti. Dal mio punto di vista, però, sono convinta che la cultura della sostenibilità rappresenti un metodo manageriale efficace per affrontare proprio le situazioni di crisi. Abitua a guardare non solo al proprio profitto, ma a tutti i fattori della realtà, al sistema nel suo intero, e quindi a prevedere eventuali problematiche (e opportunità) che potrebbero verificarsi sia sul fronte ambientale che delle risorse umane. Mi sembra la perfetta definizione di un metodo di programmazione strategica di business che aiuta ad affrontare e mitigare i rischi.