L’Italia (digitale) che verrà

Intervista a Mario Nobile, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale

Mario-Nobile Agenzia Italia digitale

L’intervista a Mario Nobile è parte di
Una nuova Rivoluzione per un nuovo mondo?


«L’obiettivo del nostro Paese, in un mondo sempre più digitalizzato, è adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici senza perdere di vista i suoi valori fondamentali. Solo così potrà rimanere competitivo e sostenibile nel futuro digitale». Ne è convinto Mario Nobile, direttore generale dell’Agenzia per l’Italia digitale (AgID). Manager pubblico con lungo trascorso ministeriale, è stato direttore generale per i Sistemi informativi e statistici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dallo scorso anno guida l’agenzia della Presidenza del Consiglio che garantisce la diffusione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Business People lo ha incontrato per fare il punto sull’Agenda digitale italiana.

L’Italia è ancora indietro rispetto ai principali partner della Ue sul fronte digitale. Che cosa può fare per essere più competitiva?
Negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto progressi significativi soprattutto in termini di infrastrutture: abbiamo finalmente intrapreso la giusta direzione, grazie anche ai fondi del Pnrr che, ricordiamo, sono destinati per circa il 25% proprio alla transizione digitale. Potenziamento della rete 5G, diffusione della fibra ottica, migrazione al cloud, interoperabilità tra i sistemi, cybersecurity e servizi digitali efficienti rappresentano un passaggio obbligato per la creazione di un terreno fertile che possa poi generare sviluppo e innovazione, sia in ambito pubblico che privato. Se da un lato restano delle zone di ombra, con riferimento alle competenze e ad alcuni aspetti della digitalizzazione dei servizi pubblici, dall’altro i dati parlano chiaro: su una popolazione di oltre 58 milioni di abitati, sono stati erogati, fino ad aprile 2024, ben 37.779.876 Spid, sono attivi 40.927.381 certificati qualificati di firma digitale (fino a dicembre 2023) e 15.937.113 caselle Pec.

Oltre che nell’ambito delle infrastrutture digitali, c’è da recuperare anche l’enorme ritardo sul fronte delle competenze. Quali saranno i prossimi passi da fare nel nostro Paese?
Questo è un punto importante, perché sarebbe inutile avere a disposizione la migliore tecnologia e poi non essere in grado di utilizzarla: solo il 46% della popolazione ha, infatti, competenze digitali di base e anche il numero di laureati in Ict è ancora basso. Ma stiamo cercando di colmare il gap che ci penalizza puntando sulla formazione, potenziando programmi di reskilling e upskilling. Stiamo inoltre organizzando campagne di comunicazione e sensibilizzazione, realizzando e diffondendo guide, materiali e strumenti operativi, anche in collaborazione con altri attori.

Nell’ultimo Piano triennale per l’informatica viene affrontato il tema dell’intelligenza artificiale. A che punto siamo in Italia con lo sviluppo di questa tecnologia e come potrà rendere più efficiente la pubblica amministrazione?
Lo sviluppo dell’AI ha ritmi frenetici che impone la necessità, oggi e nell’immediato futuro, di saper governare tale tecnologia; da ciò dipenderà la competitività del nostro Paese. Nell’ambito della Pubblica Amministrazione l’AI può supportare i processi amministrativi, aumentando l’efficienza e ottimizzando le risorse pubbliche. Molte amministrazioni hanno già realizzato progetti pilota in cui l’AI viene utilizzata per diversi scopi, dal contrasto alle frodi al miglioramento dell’erogazione di servizi, automatizzando compiti ripetitivi e complessi e liberando così preziose risorse. Nel nuovo Piano Triennale abbiamo avviato una mappatura delle best practice di alcune PA pioniere, mettendole a disposizione delle altre 23 mila amministrazioni, in modo da condividere processi e soluzioni, e fornendo anche le prime indicazioni che permetteranno di governare questa nuova tecnologia anziché subirla.

Direttore, come si immagina l’Italia digitale fra dieci anni?
L’Italia si trova sulla strada verso un futuro sempre più connesso e innovativo. Nel prossimo decennio, immagino che riusciremo a raggiungere ulteriori progressi nel settore digitale e a vincere le attuali sfide. La Pubblica Amministrazione italiana sta già adottando soluzioni digitali per migliorare l’efficienza e la trasparenza, e questo trend continuerà a crescere.

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