L’intervista a Stefano Mariotti è parte dello speciale
I campioni della sostenibilità 2024 di Business People
Un’azienda all’avanguardia, anche sul fronte della sostenibilità. Lo conferma Stefano Mariotti, a.d. e direttore generale di Manifatture Sigaro Toscano (Mst), realtà nata nel 2006 quando un gruppo di imprenditori italiani acquisisce dalla British American Tobacco Italia il ramo d’azienda che produce e commercializza i sigari a marchio Toscano.
Cominciamo dall’inizio: Mst è sempre stata un’azienda all’avanguardia?
Si può mantenere una posizione di leadership come quella di Manifatture Sigaro Toscano solo coltivando una visione di lungo periodo. L’innovazione fa parte del Dna dell’azienda, da sempre. Si applica sul prodotto, per venire incontro ai gusti sempre nuovi degli appassionati, sulle coltivazioni, dal seme al tabacco che ci viene consegnato nella pre-manifattura di Foiano della Chiana, sulle manifatture, soggette a processi di sviluppo e implementazione senza sosta. Oggi la sfida si gioca sul piano della tecnologia e della digitalizzazione dei processi. Non dobbiamo dimenticare l’export: il mercato è tutto il mondo, ha potenzialità incredibili, specie per prodotti storici e iconici come i sigari Toscano. Per essere all’avanguardia il primo passo è mantenere la propria personalità e, infatti, alcune cose sono rimaste invariate: ricetta, materia prima e l’ossessione per la qualità.
Parliamo del Piano di Sostenibilità 2023-2025: quali sono i punti più importanti che intendete sviluppare?
Ambiente, Sociale e Governance sono i tre pilastri individuati dall’azienda. Per ogni area abbiamo definito degli obiettivi concreti, misurabili e specifici insieme a progetti e iniziative, di cui alcune già in corso, per raggiungere questi risultati. È fondamentale individuare gli indicatori con cui monitorare l’efficacia di ogni progetto, così da darsi anche orizzonte temporale e priorità. È un processo di cambiamento senza sosta, un’evoluzione aziendale che non ha un punto di arrivo.
Nel Piano definite l’ambiente il primo pilastro: in che modo le vostre produzioni sono a basso impatto ambientale?
Siamo all’opera da diversi anni per sviluppare modelli di produzione a basso impatto ambientale, investendo in efficientamento energetico, consumo di risorse e gestione dei rifiuti responsabili. È nostra intenzione adottare un modello di business più sostenibile lungo tutta la catena di fornitura, riducendo le emissioni di gas climalteranti e inquinanti, e avendo maggiore contezza degli impatti generati. In particolare, nell’ottica di contribuire alla transizione verso un’agricoltura 4.0 attraverso la collaborazione con università, centri di ricerca e associazioni di categoria per la sperimentazione in campo agrotecnico.
Perché oggi si parla tanto di agricoltura 4.0? L’Italia come si posiziona sullo scacchiere internazionale nel campo della ricerca in campo agricolo?
L’ agricoltura 4.0 rappresenta una rivoluzione nel settore: parliamo di software di gestione agricola, sistemi di telerilevamento per controllare lo stato delle colture fino ad arrivare alla robotica agricola, senza dimenticare le tecnologie per la valutazione della sostenibilità come il monitoraggio dell’utilizzo delle risorse o la misurazione dell’impatto delle operazioni agricole. Nonostante il 2022 sia stato un anno complicato anche per il mondo agricolo a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e della siccità che ha colpito tutta Europa, l’agricoltura 4.0 nel nostro Paese è cresciuta di oltre il 30% rispetto al 2021. Le nuove tecnologie, infatti, possono aiutare a gestire la scarsità e il rincaro dei costi, degli input produttivi e dell’energia. C’è ancora comunque un ampio margine di evoluzione sul tema in quanto, se si guardano le superfici coltivate con soluzioni 4.0, nel 2022 sono arrivate all’8%.
Non esiste sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale: in che modo MST investe nel welfare aziendale?
Lucca è stato tra i nostri primi siti produttivi ad avere un asilo interno per venire incontro alle esigenze delle sigaraie-mamme. I dipendenti rappresentano da sempre un valore aggiunto per l’azienda e facciamo il possibile per avere un ambiente lavorativo che attragga persone qualificate e motivate, tuteli il benessere e favorisca la crescita professionale. Molte sono le iniziative in campo. Tra le prime mi piace sottolineare “l’ascolto”. Si tratta di analisi di clima, ripetute nel tempo, attraverso le quali c’è sì il monitoraggio, ma soprattutto si attivano proposte che partono dal basso e che danno luogo a cambiamenti piccoli e grandi. Il welfare aziendale è importante per un clima lavorativo sereno e produttivo e abbiamo introdotto diverse misure di assistenza: l’istituto della banca ore solidale, ad esempio, che consente, al verificarsi di particolari situazioni, di poter trasferire ore di permesso, su base volontaria, ai colleghi in condizioni di maggiore necessità; nel 2022 sono state donate 450 ore, il quadruplo rispetto al 2021, a testimonianza del clima di coesione che si respira in azienda. MST, inoltre, a fronte di utilizzo di congedi parentali, concede ai dipendenti interessati la possibilità di un rientro graduale, favorendo contratti di part time e assicurando comunque un percorso di reinserimento e formazione.
Il terzo e fondamentale pilastro è quello della governance: quali sono i rischi e le opportunità legati alle tematiche di sostenibilità?
Ci sono rischi, ma vedo molte opportunità. In particolar modo dal periodo pandemico la consapevolezza dell’importanza della sostenibilità sta aumentando da parte delle imprese, in quanto l’unico sviluppo possibile è solamente quello che fa un uso consapevole delle risorse e che presta una maggiore attenzione agli impatti su ambiente, società e governance. La sostenibilità è legata a vantaggi concreti come migliori performance, inoltre l’adozione di tali modelli di sviluppo sta diventando obbligatoria. La governance ricopre, quindi, un ruolo fondamentale verso la trasformazione sostenibile, così come in tutti i processi di innovazione e cambiamento: se infatti il cambiamento non avviene dall’alto e non è condiviso con i vertici può diventare un ostacolo per lo sviluppo stesso dell’azienda.
Con la crisi economica e produttiva in atto, c’è il rischio che i grandi temi legati alla sostenibilità passino in secondo piano?
Non credo, non ho questo timore. Tanto più che è ormai un valore consolidato per i consumatori, che sempre più scelgono prodotti di aziende che pongono la giusta attenzione su questo tema. Potranno esserci dei rallentamenti dovuti al contesto economico, ma nel medio-lungo periodo sono certo che le aziende che hanno investito sulla sostenibilità avranno un vantaggio competitivo vero chi ha fatto scelte diverse. Per quanto ci riguarda, da anni affrontiamo temi quali energia, persone, riciclo, tutela della filiera, buone pratiche agricole, donazioni culturali e in aiuto di fondazioni benefiche. E ne percepiamo il ritorno positivo.