Maura Gancitano: la bellezza? Un concetto in evoluzione

La percezione della bellezza, il suo mito e gli stereotipi di cui vive cambiano con il passare del tempo, ma restano un tema filosoficamente più attuale che mai. Perché a fronte di una maggiore libertà e varietà di espressione, rimane viva la pressione generalizzata sull’apparenza, come sottolinea la filosofa e scrittrice

Maura Gancitano: la bellezza? Un concetto in evoluzione© Rino Bianchi

Maura Gancitano, 38 anni, è filosofa, scrittrice e opinionista particolarmente attenta a interpretare il mondo che cambia. Con il marito Andrea Colamedici ha fondato Tlon, una scuola permanente di filosofia e immaginazione che è anche casa editrice, libreria e agenzia di eventi. Ha pubblicato molti saggi, tra cui, entrambi per Einaudi, Specchio delle mie brame. La prigione della bellezza, uscito nel 2022, ed Erotica dei sentimenti. Per una nuova educazione sentimentale, in libreria quest’anno.

È vero che da piccola diceva: «Quando diventerò grande voglio fare la filosofa ed essere brutta»?
Questa è una storia che racconto spesso e di cui ho scritto anche in Specchio delle mie brame, dove ho messo diverse note autobiografiche. Ero una ragazzina che viveva nel suo mondo di libri, in un piccolo paese della Sicilia. Pensavo che la sola scelta possibile fosse tra essere una donna bella e stupida e una donna brutta e intelligente. Richiede una certa maturazione mentale capire che siamo individui complessi e che la realtà non è sempre scomponibile in aut aut.

Da quando ha scritto Specchio delle mie brame, circa due anni fa, ha presentato il libro in molte occasioni pubbliche, scuole incluse: che cosa ha notato?
Ho percepito un cambiamento nella percezione dei temi legati alla bellezza proprio durante gli incontri con le scuole: gli studenti maschi mi dicevano che non avevo parlato abbastanza di loro, che gli studi che avevo consultato e citato erano riferiti solo alle ragazze, e che invece anche loro avvertivano una pressione sociale sul modo di apparire. Avevano ragione: se la situazione non è migliorata per le ragazze, di certo è peggiorata per i ragazzi.

Di che generazione stiamo parlando?
Non è facile da definire: i giovani oggi sono bombardati da messaggi tra loro diversi e questo genera confusione. È vero che, rispetto alla mia generazione, c’è molta più libertà e varietà di espressione, ma è altrettanto pressante il desiderio di controllo per fissare e definire chi sei. Per questo è complesso etichettare la Generazione Alpha.

L’ansia di controllo di cui parla pervade anche il mito contemporaneo della bellezza?
La bellezza intesa come controllo assoluto del proprio corpo attraverso gli strumenti più diversi, non solo trucchi o trattamenti estetici, ma anche, ad esempio, attraverso i filtri sui social, è ovviamente un’illusione costantemente inappagata. E genera ansia e insicurezza.

La bellezza vive ancora di stereotipi?
Direi di sì, anche se non è possibile mapparli tutti. Esistono molte nicchie, molte tendenze e, in un mondo che vede i giovani sempre più ipersensibili, ciascuno tende a rifugiarsi nel proprio “posto sicuro”, adeguandosi agli stereotipi di quello specifico genere.

Lei è una filosofa, un’editrice ma anche un personaggio pubblico che in televisione e sui social partecipa a programmi e dibattiti: questa esposizione ha cambiato il rapporto col suo corpo?
Il lavoro che faccio mi porta a guardarmi più di quanto fossi abituata a fare. Ho dovuto trovare delle soluzioni pratiche. Nello specifico, non amo i vestiti e non seguo la moda, ma mi sono comunque dovuta interrogare sul mio modo di apparire in pubblico. C’è chi critica apertamente, magari nei commenti a dei post su Instagram, il fatto che io mi vesta sempre di nero, scelta che faccio per pura praticità. Rivendico il diritto di non occuparmi particolarmente del mio outfit e di desiderare attenzione solo per ciò che dico.

Eppure, ha dichiarato di avere un debole per la skincare…
Ho scoperto la skincare durante la mia prima gravidanza (la sua prima figlia oggi ha 13 anni, ndr) quasi come un piacere “per togliermi la giornata di dosso”, per prendermi un momento di cura e benessere tutto per me. Mi è capitato, durante qualche storia o diretta su Instagram, di averlo raccontato e di aver anche citato, in maniera del tutto spontanea e senza fini commerciali, prodotti che apprezzo. Ci sono state delle polemiche, come se una filosofa non potesse, se lo ritenesse opportuno, parlare di bellezza e di trucchi. La demonizzazione della bellezza è, purtroppo, un vecchio classico e spesso sono le donne a farne le spese.

Che tempi stiamo vivendo?
Faticosi, direi. C’è ancora una parte del nostro Paese che non ritiene necessario un cambiamento e una decostruzione rispetto al passato nel modo di concepire e di raccontare il mondo. Trovo tutto parecchio polarizzato: ciascuno fa fatica a uscire dalla propria comfort zone di opinione. Rilevo poi, considerata la complessità del periodo, una diffusa compassion fatigue, una sorta di difficoltà nel sintonizzarsi sui bisogni di tutti, che in questo momento sono tanti. Questo ci fa chiudere a riccio e porta a costruire muri anziché ponti.


Intervista pubblicata sulla VII edizione de La forma della Bellezza, speciale di Business People dicembre 2024. Scarica il numero o abbonati qui

Resta sempre aggiornato con il nuovo canale Whatsapp di Business People
© Riproduzione riservata