C’è chi, per la sua capacità di innovare il proprio settore di appartenenza, di creare una multinazionale riconosciuta e ammirata nel mondo, l’ha ribattezzato lo Steve Jobs italiano. Ma Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, ha in comune un’altra caratteristica con l’osannato e compianto fondatore di Apple: il garage. L’impero del wellness – ovvero ciò che è diventata la multinazionale di Cesena, che punta a mettere in forma non solo la mente, ma anche il corpo – nasce negli anni 80, quando l’allora 22enne Alessandri, non soddisfatto degli attrezzi della palestra che frequenta, decide di lasciare il proprio lavoro per crearne di migliori nel box della propria casa. “È nato tutto dalla passione di voler costruire qualcosa, dalla passione di voler diventare imprenditore, di crescere, di avere successo”, ha affermato lo scorso luglio il fondatore di Technogym dal palco di Fed – Forum Economia Digitale. “Avevo un lavoro sicuro, da progettista – e mia madre era felice per questo – ma la mia vocazione mi spingeva di andare oltre. Di assumermi il rischio”.
Meglio il garage di un incubatore per start up
Ma perché il garage è il luogo che ha visto nascere così tante multinazionali di successo, da Apple a Google, da Mattel ad Amazon fino alla stessa Technogym? Una risposta abbastanza semplice per Nerio Alessandri: “Il garage aiuta (a far nascere un’impresa, ndr), perché se sei in un garage hai fame. Oggi ci sono gli incubatori, spazi meravigliosi dove i giovani si divertono, giocano, mangiano, fanno ginnastica… mi chiedo come faccia a nascere una start up! E infatti non ne nascono molte: su 1000 ne va avanti una”, afferma provocatoriamente Alessandri. “Dov’è la fame? La fame c’è, se stai in un garage dove non hai niente, ti devi inventare qualcosa. Perché il massimo dell’innovazione è ottenere il maggior risultato al minor costo possibile”.
“Se arrivi al successo, non può che andare peggio”
Definire il successo è complesso, sottolinea il fondatore di una multinazionale in continua crescita, che ha superato i 630 milioni di euro nel 2018 e mantiene il segno “+” anche nel primo semestre di quest’anno. Oltre al talento, “ciò che conta moltissimo è creare occasioni: occasioni con i clienti, con la ricerca, con lo studio… darsi da fare. Il successo”, spiega Alessandri, “è la crescita, è l’espressione del risultato finale in termini di sorprendere, creare esperienza, creare valore, lasciare un segno”. Ma, una volta arrivati al successo, non ci si può sedere sugli allori. “Raggiungere il successo vuol dire che hai lavorato benissimo e hai fatto qualcosa che è stato apprezzato, in particolare dai clienti”, spiega Nerio Alessandri. “Quindi non può altro che andare peggio. Se la mattina ti guardi allo specchio e inizi a piacerti, è la morte. Perché in quel momento può solo che andare peggio, se aspetti sarà troppo tardi. Bisogna avere umiltà e chiedersi del perché va tutto bene? Mi starò dimenticando qualcosa? Ed è lì che nasce la discontinuità con il mercato”. Ma bisogna muoversi per tempo, serve partire in anticipo. “Se non parti con anticipo, quando è il mercato che te lo chiede, è troppo tardi”.
“I campioni sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via”
Nerio Alessandri può essere anche considerato un “rompiballe” sul lavoro, perché è un manager che non si accontenta mai. “Ma va detto – e questo lo dicono tanti collaboratori – che ci si ricorda nel tempo dei manager che hanno alzato l’asticella costantemente. Di quelli che creano consenso e ti avvolgono nel benessere non ricordi nulla. I veri maestri sono quelli che ti alzano l’asticella costantemente, che come nello sport, non ti fermano a un successo. Fatto un record, i grandi campioni”, conclude Alessandri “vanno avanti. Ne ho incontrati tanti per il mio lavoro e hanno tutti una cosa in comune: sono i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via e appena ottengono un risultato, lavorano da subito per farne un altro”.
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