Fiorello: anatomia di un successo

Nulla accade per caso, in televisione come – ci tiene a sottolineare lo showman – nella vita. Ecco come si è prodotta l’alchimia che ha dato vita a quello che può essere considerato in assoluto, e di fatto, il programma dell’anno: Viva Rai 2!

Rosario-Fiorello© Adolfo Franzò

Come nelle questioni dello Spirito (Benedetto Croce dixit), anche in televisione esistono infallibilmente delle categorie. Al primo posto ci sono i Fenomeni Assoluti, ovvero quelli che tracciano sentieri che altri non possono permettersi di seguire; poi ci sono – solitamente a nutrita distanza – i Professionisti, di media o di grande caratura, che sanno fare bene il mestiere pur rivestendo ruoli intercambiabili; i Gregari invece funzionano solo in abbinamento con altri, mentre gli Impiegati (dignitosi e non) del mezzo fanno televisione con lo stesso spirito con cui i pendolari prendono il treno la mattina. Bisogna dire che nella stagione televisiva 2022-2023 tale categorizzazione si è rivelata quanto mai palese, perché non si sono registrati particolari exploit. Con un’unica, significativa – per varie ragioni – eccezione.

Rosario Fiorello, Fenomeno della tv generalista

Il Fenomeno in questione è indubbiamente Rosario Fiorello, il quale con Viva Rai2! ha orchestrato un programma che si offre come la naturale evoluzione della sua storia professionale, a partire dai grandi varietà del sabato sera, fino a Viva Radio2!, Edicola Fiore, Viva RaiPlay e Viva Asiago 10!. Una trasmissione che per complessità di proposta editoriale, ricchezza e profondità artistica, completezza di distribuzione, rendimento industriale, è riuscita a dimostrare plasticamente come la televisione generalista – e nella fattispecie il servizio pubblico – possa ancora impartire lezioni di innovazione anche alle più blasonate piattaforme internazionali.

Questo perché Viva Rai2! si è imposta come un brand, diventando un contenitore generativo di altri spin-off fuori dal perimetro dei suoi canonici 45 minuti mattutini. Stiamo parlando di Aspettando Viva Rai2! pensato per RaiPlay, Aspettando il Glass Box, Viva Asiago 10!, Arriva Viva Rai2!, …e viva il videobox, Il buongiorno si vede da Viva Rai2! e Viva Rai2! Viva Sanremo! su Rai1, oltre che degli altri “programmi dentro il programma stesso”.

Il riferimento è alla miriade di mini-format nel format contenuti, a manciate, in ogni singolo appuntamento, e in cui sono ravvisabili – tra parodie di generi e di titoli – decine di vizi e virtù dell’universo televisivo. Un programma metatelevisivo dunque, in assoluto il più crossmediale della stagione, grazie alle dirette su Instagram e agli estratti pubblicati quotidianamente su Facebook, Twitter e TikTok nonché alle messe in onda (a volte con inserimento di contributi realizzati appositamente) su RaiPlay Sound, Rai Radio Tutta Italiana e Rai Radio 2 nei fine settimana, che hanno contribuito a comporre un ricchissimo quadro di insieme.

Il resto lo ha fatto la squadra e ovviamente Fiorello; il quale – dopo un collegamento Instagram all’alba, la diretta della puntata e il bagno di folla a telecamere spente – circondato dalla sua sodale banda di autori e i co-conduttori Fabrizio Biggio e Mauro Casciari, ha accettato di raccontarci come ancora oggi, e a dispetto di un quadro competitivo sempre più articolato, sia possibile dare vita a un vero e proprio fenomeno, proponendo un contenuto estremamente moderno per formato e posizionamento, ma allo stesso tempo classico nello spirito, che come sempre consiste nel saper mettere a frutto e nel mandare in circolo il talento, proprio e quello altrui.

L’ho vista alle prese con i saluti al lunghissimo cordone di persone dopo la diretta. Che effetto le fa questo bagno di folla, ormai un rito del dietro le quinte?
Mi diverte. Perché ci sono quelli che si mettono in coda anche più volte per rifare un selfie o risalutare o avere l’autografo. Molte persone e comitive ci tengono a farmi sapere di venire da ogni parte d’Italia per assistere alla diretta dai marciapiedi di via Asiago; arrivano dei marcantoni che portano delle foto di me con loro in braccio, e così mi fanno capire quanto sia ormai anziano… Altri mi chiedono di registrare un video per salutare un amico o un parente, e poi ci sono tanti anziani e soprattutto – il che mi dà un’enorme soddisfazione – tantissimi bambini.

Trova che il rapporto col pubblico sia cambiato nel tempo?
Non nella sostanza: sono cresciuto alla scuola dei vecchi villaggi turistici, in cui la prima regola in assoluto era curare il contatto con i clienti. A quei tempi la parola contatto era un concetto moderno, che si traduceva nel socializzare con le persone, quello che per certi versi si pensa di fare oggi attraverso i social, ma in modo virtuale. Che è una socializzazione per modo di dire… Nei villaggi invece noi mettevamo insieme le persone in carne e ossa seguendo delle modalità precise. Per esempio, la cena si teneva sempre in tavoli da otto posti, quando si arrivava al ristorante, c’era una hostess che ti chiedeva “Buonasera, quanti siete?”. E tu magari eri con tua moglie e un figlio, così ti facevano accomodare a un tavolo, e quando arrivava una coppia la aggiungevano, e così via fino a occupare tutti i posti. La convivialità faceva in modo che quelle otto persone alla fine della cena diventassero amici. Questo sistema si ripeteva tutte le sere, con noi animatori a fare da collante. Mi ricordo che facevo il giro dei tavoli e interagivo con i commensali chiedendo loro di dove fossero, quando erano arrivati, se si stessero divertendo e li invitavo allo spettacolo serale. Credo che il gusto per il contatto mi sia rimasto.

E questo “gusto” quanto è determinante nella costruzione dei suoi programmi?
È essenziale: ho avuto grandi difficoltà nei…


L’intervista a Rosario Fiorello
continua su mensile Tivù di maggio

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