Novant’anni fa, nel 1934, Safilo dava il via per la prima volta a una vera e propria industria globale nel mondo dell’eyewear. Da allora il mondo è completamente cambiato e Safilo con esso, ma mantenendo sempre la capacità di rimanere un player rilevante in un mercato sempre più competitivo. Lo ha fatto valorizzando la propria storia e preservando l’anima innovatrice che la contraddistingue, allora come oggi. Perché è da questo delicato equilibrio che nasce il suo successo, come sottolinea l’amministratore delegato del Gruppo, Angelo Trocchia.
Come state festeggiando questo anniversario?
Si tratta di un traguardo “di peso”, che merita grande rispetto, ma crediamo che il modo migliore per celebrarlo sia rimanere focalizzati sul futuro, mantenere viva la capacità di innovare che ci ha fatto arrivare fino a qui. Fermarsi al passato non è un’opzione, da 90 anni ci impegnamo ogni giorno per cercare nuove opportunità di sviluppo. L’importante sarà essere coerenti e decisi nel perseguire la strategia che ci siamo dati, dimostrandoci al contempo flessibili per adattarci all’instabile contesto internazionale.
Come si è evoluto il Gruppo dalla sua nascita a oggi?
Oserei dire che è cambiato quasi tutto, dal mercato agli ottici, passando per le fashion house e la rete di distribuzione. Ciò che però, nelle diverse fasi della sua storia, Safilo ha mantenuto è la capacità di disegnare prodotti di altissima qualità, che è poi ciò che fa davvero la differenza. È fondamentale salvaguardare questa ossessione per l’innovazione e la qualità, per il resto l’azienda è in fase di trasformazione: modelli organizzativi e modus operandi si sono evoluti seguendo alcune linee guida fondamentali che annoverano semplificazione, digitalizzazione e, ovviamente, attenzione alla sostenibilità. Ed è in questa direzione che continueremo a muoverci per raggiungere gli obiettivi fissati.
A proposito di obiettivi, quali vi siete posti per il centenario?
Dal punto di vista finanziario, il piano comunicato al mercato è al 2027 e prevede un fatturato di circa 1,3 miliardi con un Ebitda del 12-13%. Da qui a dieci anni mi aspetto una Safilo che operi in modo diverso per perseguire nuovi progetti e che, grazie alle persone che ci lavorano, continuerà a essere un player fondamentale di questa industria. Un’azienda che continui a rendersi sempre più attrattiva per i giovani talenti.
Come si conciliano gli aspetti di creatività e design, indispensabili per proporre montature al passo con lo stile del momento, con le innovazioni introdotte grazie alle nuove tecnologie, necessarie per una produzione sempre più efficiente ed efficace?
Rappresenta senz’altro una sfida, ma è anche uno degli aspetti più entusiasmanti del nostro lavoro. Come accennavo, negli ultimi quattro o cinque anni Safilo è cambiata molto. Oggi è un’azienda digitalizzata a 360 gradi, non solo nei sistemi, ma più in generale nel modo di lavorare. È un percorso che non si ferma, ma che non si scontra con l’aspetto creativo. Tanto che a Padova continuiamo ad avere circa 180 persone che si occupano dello sviluppo prodotto e circa 40 specializzate proprio nella realizzazione di prototipi fatti a mano. Anche l’introduzione dell’artificial intelligence, che stiamo usando in modo sempre più esteso, non deve andare a scapito delle competenze e della manualità indispensabili alla realizzazione di un prodotto come il nostro. Sono due aspetti che vanno conciliati e che non vediamo affatto in contraddizione, anzi crediamo che proprio da qui passi la via del successo. Abbiamo fatto degli investimenti sostanziali in questa direzione e stiamo iniziando a raccoglierne i risultati.
Che tipo di opportunità ha portato e porterà in futuro il lavoro fatto per la digitalizzazione?
Innanzitutto abbiamo fatto delle scelte chiare in termini di competenze e responsabilità, che credo ci abbiano garantito una crescita maggiore. Poiché il mercato e-commerce dell’occhialeria negli Stati Uniti viaggia a una velocità differente rispetto all’Europa, abbiamo creato un digital hub tra Portland e San Diego che segue il settore direct to consumer. Invece tutti gli aspetti legati all’artificial intelligence e alle nuove tecnologie in chiave b2b li abbiamo concentrati su Padova, assumendo diversi neolaureati. La digitalizzazione, di pari passo con l’ingresso in azienda delle nuove generazioni, ha cambiato molto anche il nostro modo di lavorare. Da un lato tecnologie come l’AI ci consentono di fare in pochi minuti passaggi che in passato avrebbero richiesto mesi, permettendoci di dedicare più tempo ad altre attività. Dall’altro, i ragazzi di oggi non sono più complicati, come spesso si dice, ma hanno necessità differenti. Anche la socialità interna si sta ridisegnando. Se una volta si lavorava tutti in ufficio e ci si incontrava puntualmente alla macchinetta del caffè, alcuni ragazzi oggi li vediamo in azienda solo una volta al mese. In compenso però magari organizziamo lo Spritz Day o alcuni Breakfast Moment. Oggi funziona così, non è detto che tra qualche anno non saranno necessari altri cambiamenti. L’importante è farsi trovare sempre pronti.
Nuove tecnologie è anche sinonimo di smart glasses, che Safilo ha lanciato grazie a una collaborazione tra Carrera e Alexa. Passa da qui il futuro dell’eyewear?
Al momento sono distribuiti in Usa, con Amazon abbiamo una interlocuzione costruttiva quindi vedremo eventuali sviluppi futuri. A livello generale, credo che gli smart glasses si diffonderanno ad ampio spettro, un po’ come accaduto con lo smartphone, ma su un orizzonte temporale di medio-lungo termine. Se al momento, infatti, non vedo limiti tecnici – ad oggi sugli occhiali può essere potenzialmente montata qualsiasi tipo di tecnologia –, manca ancora la piena percezione della loro vera necessità da parte dei consumatori.
Nel maggio scorso Eyewear by David Beckham è divenuta una licenza perpetua. Non è rischioso stringere un legame così a lungo termine?
L’unico modo per non rischiare è non fare nulla. Da quando abbiamo deciso di lanciare questa partnership, con Beckham si è instaurato un ottimo rapporto personale e professionale basato sulla fiducia e i numeri ci danno ragione, perché questa licenza cresce a doppia cifra da quando è nata e anche nel 2024 si sta confermando una delle più performanti. Renderla perpetua è un’opportunità rilevante, la trasforma quasi in un nostro brand. È una scelta che ben si inserisce nel piano di sviluppo, che prevede un bilanciamento tra la crescita dei brand di proprietà e quella di un certo numero di licenze importanti, che ci permettono di raggiungere tutte le fasce di consumatori. E in questo secondo campo, l’aspetto positivo è che le licenze principali sono state tutte rinnovate fino al 2030-31. È essenziale perché, oltre a tutto l’aspetto di disegno e sviluppo delle collezioni, una collaborazione con visibilità di cinque-sei anni ci permette di organizzare bene anche il go to market con forze vendita, marketing ed execution dedicate. Safilo infatti, ha filiali dirette in 40 diversi Paesi – dal Sudafrica a Hong Kong, passando per il Messico – che seguono tutti questi aspetti importanti tanto quanto la fase creativa e produttiva.
Nel 2023 il peso degli home brands è arrivato a rappresentare il 44% delle vendite e l’obiettivo è di superare il 50% entro il 2027. Vuol dire che possiamo aspettarci nuove acquisizioni a breve?
Assolutamente sì. Come dichiarato nel piano strategico la crescita di Safilo sul fronte dei brand di proprietà dovrà avvenire per via interna, ma anche tramite acquisizioni. Alla fine del primo semestre, anche grazie alla licenza perpetua di Beckham, con gli home brand siamo già al 50% del portafoglio, in netto anticipo sul piano strategico.
Intervista pubblicata su Business People di ottobre 2024. Scarica il numero o abbonati qui
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