Che l’azienda di famiglia, Banca Mediolanum, goda di ottima salute, è cronaca di questi giorni. I risultati – ufficializzati a novembre – parlano di un utile netto salito nei primi nove mesi del 52% rispetto a settembre 2022, fino a toccare i 572 milioni. Ma novembre 2023 è coinciso anche con il secondo anno dalla scomparsa del fondatore di Programma Italia prima e Banca Mediolanum poi, Ennio Doris. Ed è una data di certo non passata inosservata. A fine ottobre Sara Doris, figlia di Ennio e sorella di Massimo, attuale amministratore delegato dell’impresa di famiglia di cui le stessa è vicepresidente, ha pubblicato quello che viene definito un memoir, Ennio, mio padre, in breve una sorta di biografia scritta con il tono, il taglio e la confidenza che solo una figlia può permettersi, di uno dei banchieri in assoluto più noti della storia della Repubblica italiana.
Nello stesso periodo è stata data notizia dell’inizio delle riprese di C’è anche domani, film che narra sempre le vicende della vita di Ennio Doris con protagonista Massimo Ghini, che sarà distribuito al cinema in primavera e poi trasmesso sulle Reti Mediaset. Un modo, del tutto intimo, per vedere trasposta, attraverso le vicende personali di un imprenditore, anche la storia – economica, sociale e culturale – recente del nostro Paese. Per questo abbiamo voluto incontrare l’autrice, che riveste anche le cariche di presidente di Fondazione Mediolanum e di Fondazione Ennio Doris.
Novembre 2021 – novembre 2023. Due anni dalla morte di suo padre non sembrano passati invano. È uscito il suo libro ed è in produzione un film biografico. Si tratta di un modo per aiutare a elaborare il lutto o ha voluto in qualche modo cristallizzare una storia che andava raccontata?
Tutto nasce dal fatto che come famiglia, e in questo termine includo sia noi familiari naturali che l’altra parte di famiglia composta dai collaboratori di Banca Mediolanum, ci siamo resi conto della preziosità degli anni trascorsi accanto a Ennio Doris, durante i quali abbiamo avuto il privilegio e la fortuna di assorbire – direttamente o indirettamente – un ricco patrimonio di insegnamenti. Sia a parole sia attraverso comportamenti e fatti concreti. Quella di mio padre è ancora una vita generativa: a distanza di due anni dalla sua scomparsa continuo a incontrare persone che lo hanno conosciuto e mi raccontano esperienze inedite condivise con lui. Quindi, potrei dire che l’esigenza sia del libro che del film nasca proprio dal non voler tenere la figura di Ennio Doris confinata nel nostro privato, sarebbe stato veramente un grande spreco. L’intento non è ricordare una persona che non c’è più, bensì di preservare la memoria di una persona che continua a essere presente, in nome di quel senso di eternità dato alle nostre vite da ciò che ognuno di noi è capace di lasciare in quelle degli altri.
Con un’operazione del genere, il libro e il film, stante anche il tenore dei contenuti e delle vicende narrate a così breve distanza, non si corre il rischio di cadere nella retorica o nell’agiografia? Come si è mossa per evitarlo?
Non sono state necessarie grandi strategie, perché credo che ognuno debba seguire ciò che sente dentro di sé con molta umiltà, ed essere disposto a assumersene le responsabilità. Un giorno qualcuno mi disse che l’umiltà non è nello stare sempre un passo indietro, bensì nell’occupare il giusto posto. Quindi, se sei convinto – come lo siamo io e tutta la mia famiglia – che quegli insegnamenti che intendi condividere siano vivi e veri, devi essere disposto anche a essere criticato e tacciato di retorica. Dopo di che col libro non mi propongo di insegnare nulla, come d’altronde non è mai stata intenzione di mio padre, desidero solo testimoniare il suo modo di interpretare la vita attraverso il racconto di fatti e vicende concreti. Cosa che per noi e i suoi collaboratori è stata da sempre un bene prezioso. Certo, c’è chi sarà d’accordo o meno con questo punto di vista, ma è normale che sia così: io stessa mi ritrovo a leggere a distanza di tempo testi che un tempo non avevo apprezzato e a riconoscerne il valore, e viceversa…
Se fosse stata la primogenita, pensa che oggi lei sarebbe al posto di suo fratello Massimo, o nei ruoli avete assecondato comunque la vostra indole?
Credo che abbiamo sostanzialmente assecondato le nostre indoli, anche grazie all’ampia libertà che i nostri genitori ci hanno lasciato. Il fatto che poi entrambi i figli abbiano deciso in piena autonomia e consapevolezza di continuare l’attività che lui aveva fondato, credo che per mio padre sia stata fonte di grande soddisfazione. Massimo è amministratore delegato di Banca Mediolanum perché vive il suo ruolo come una vocazione, mio padre ripeteva a mia madre di stare tranquilla perché mio fratello sarebbe stato più bravo di lui. E – a giudicare dai risultati – aveva ancora una volta ragione. Io, oltre ad aver avuto diverse esperienze, ho voluto non solo fare la mia parte all’interno dell’azienda, ma diventare anche mamma di ben cinque figli. E devo ringraziare mio fratello se ho sempre potuto contare sul suo assoluto appoggio. Oggi non c’è persona al mondo più felice di me dei suoi successi.
L’intervista a Sara Doris continua su Business People di dicembre 2023
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