«Qui ho trovato uomini che non hanno paura di mettere a nudo le loro fragilità». Lillo, 52 anni, è un padre separato con due figli. Una vita la sua, come quella di tanti, segnata dal fallimento di un progetto sul quale aveva puntato l’intero jackpot, salvo poi ritrovarsi in mezzo alle macerie di una relazione fallita, con tutto ciò che ne consegue. Quella di Lillo è una delle tante testimonianze di chi ha trovato nell’associazione Cerchio degli Uomini una possibilità di riscatto, un’occasione per riscoprire la propria dignità, un aiuto a non finire in balìa di rabbia e frustrazione che possono portare a reazioni scomposte.
Cerchio degli Uomini: un luogo dove incontrarsi e raccontarsi
L’associazione, nata a Torino dove oggi continua ad avere il suo centro propulsore, porta questo nome perché a parteciparvi sono esclusivamente uomini. Guai però a pensare a una di quelle sigle del maschilismo revanscista e lamentoso, pronte a rivendicare i diritti seppur giusti in una logica di contrapposizione poco costruttiva. «Niente di tutto questo, noi siamo un’altra cosa», taglia corto Andrea Santoro, consulente nel campo della comunicazione, che nel Cerchio ci è entrato nel 2010 perché cercava «un luogo dove potermi relazionare con altri uomini in modo diverso», e che dal 2019 ne è il presidente.
«Ci interessa stare vicino agli uomini per “collegarli” al 2024 e farli uscire da una visione stereotipata che ha fatto sin troppi danni, schiava com’è della performance e della prevaricazione del più forte come unica soluzione per risolvere i conflitti di qualsiasi genere». Collegare gli uomini al mondo contemporaneo per gli amici del Cerchio è un percorso che inizia dal riunirsi in un luogo dove è possibile incontrarsi e raccontarsi le proprie esperienze. Un luogo dove ci si ritrova disponendosi proprio in cerchio, con altri uomini che nel tempo possono diventare veri e propri amici. Uomini con i quali condividere la propria situazione di vita, le proprie sofferenze, le fatiche, così da ricevere un aiuto per superarle e non scivolare nella spirale della frustrazione, della rabbia, finanche della violenza.
Nato come un gruppo informale nel 1998 a Torino, poi nel 2005 costituitosi formalmente in associazione, il Cerchio degli Uomini ha mosso i primi passi ispirandosi alle pratiche di meditazione zen e promuovendo la metodologia del cerchio di autocoscienza e di consapevolezza di sé e degli altri, utilizzata anche da molte altre realtà. «Come maschi, come uomini, siamo felici? È questa la domanda che ci poniamo e che innanzitutto rivolgiamo alle persone che incontriamo, che nel nostro gruppo possono trovare un contesto molto intimo e riservato dove non ci sono parti da interpretare, canovacci già scritti per assolvere alla figura dell’uomo che non deve chiedere mai», spiega Santoro, citando un celebre spot prettamente maschile di diversi anni fa. A confermare le sue parole, se mai ce ne fosse bisogno, ci sono le testimonianze di gente come Roque, come Gino o come lo stesso Lillo, che hanno deciso di metterci la faccia per raccontare come la loro vita sia ripartita con la frequentazione del Cerchio. «Viviamo ancora oggi dentro stereotipi duri a morire, dove gli uomini che mettono a nudo le loro fragilità e stabiliscono importanti rapporti di amicizia tra di loro temono di poter essere additati come omosessuali, come se questa poi fosse un’offesa», continua il presidente dell’associazione. «Tutto questo nei nostri gruppi non succede, qui mettiamo a tema la vita di ognuno con le sue fatiche e anche le sue gioie, aiutando gli uomini a guardare con occhi nuovi la realtà, a partire dall’universo femminile».
Gli ambiti di intervento dell’associazione
Sono tre gli ambiti di intervento in cui si muove l’associazione, tutti uniti da un filo conduttore: aiutare l’uomo a scoprire il vero valore di sé in una relazione paritaria con la donna, con la quale condivide stessi diritti e stessi doveri. «È sbagliato omologare, le differenze sono la vera bellezza dell’essere uomini ed essere donne, ma queste differenze non possono portare a rapporti non equilibrati, a differenti diritti e doveri da esercitare. In questo sta l’uguaglianza che vogliamo fare comprendere», ragiona Santoro. Per farlo, il primo ambito di intervento sono le attività di sensibilizzazione e prevenzione che spesso coinvolgono gli stessi protagonisti del Cerchio: un impegno culturale finalizzato a intervenire sulla mentalità e sulla percezione della gente, che va dalle rassegne teatrali e cinematografiche agli incontri pubblici o nelle scuole, in particolare per la prevenzione dal bullismo. Un secondo ambito di intervento è quello della paternità, «perché occorre svecchiare l’immagine del pater familias che esce la mattina di casa e torna la sera a tardi per comportarsi da capo, perché porta a casa lo stipendio», continua il presidente dell’associazione. «Sta proprio qui l’impegno a promuovere un’idea di parità che peraltro è in linea con la riforma del diritto di famiglia». Una parità che si declina nella gestione condivisa dei figli e delle faccende domestiche. Infine, terzo asset di intervento, l’accompagnamento degli uomini che hanno agito violenza domestica, in particolare dopo la legge che ha istituito il codice rosso nel 2019 e che prevede percorsi di recupero per le pene pari o inferiori ai due anni.
Nel futuro dell’associazione – che oggi si avvale dell’esperienza di una ventina di gruppi di condivisione oltre che di specifiche professionalità offerte da psicologi e counselor – c’è innanzitutto la collaborazione con le istituzioni, a partire dalla Città di Torino, e poi anche il mondo del Terzo Settore con le cooperazioni con Save The Children e Unicef, oltre a realtà locali come, per esempio, il Centro per la salute del bambino di Trieste. «La nostra attività», conclude il presidente Andrea Santoro, «si sta orientando sempre più al supporto formativo rivolto a quei professionisti dei settori socio-educativo e socio-sanitario che, nell’ambito delle loro mansioni, possono intercettare uomini bisognosi di un percorso di sostegno per prevenire situazioni di violenza. Insieme a questo, continuiamo a portare avanti la fondamentale azione a livello culturale, per favorire un vero e proprio cambiamento nella percezione della figura maschile».
Articolo pubblicato su Business People di marzo 2024. Scarica il numero o abbonati qui
© Riproduzione riservata