Un concreto rigenerarsi, l’occhio attento alla sostenibilità e alla riduzione degli sprechi: l’economia circolare è senz’altro un modello virtuoso. Ma non è tutto qui, perché è anche più conveniente per le banche e per le imprese di quanto si possa pensare. A sostenerlo è un’analisi di Cerved Rating Agency, che ha coinvolto nel suo studio i dati forniti da oltre 2 mila società non finanziarie con rating di credito in essere.
Cerved Rating Agency, agenzia di rating italiana specializzata nella valutazione del merito di credito di imprese non finanziarie italiane e delle emissioni di titoli di debito, ha dimostrato che l’adozione di modelli di business circolari, infatti, riduce del 28% il rischio di credito per le aziende.
Secondo i dati raccolti, le imprese con modelli di circolarità si trovano prevalentemente nelle classi di rating meno rischiose e mostrano una probabilità di default media da 4,37% a 3,12%, con uno scarto maggiore nelle pmi (-68%). Ampliando il lasso temporale d’osservazione, per altro, il risultato non cambia.
L’agenzia, infatti, ha preso in esame un campione di imprese con rating di credito validi in tutti gli anni considerati a partire dal 2021. Il campione è stato equamente diviso tra chi ha adottato modelli di economia circolare e chi no: il primo cluster ha dimostrato una maggior resilienza a shock esterni negli ultimi tre anni.
Ma non solo. I dati sottolineano che il miglior profilo di rischio può poi tradursi in un maggior risparmio di capitale da parte degli istituti di credito. Infatti, la media della ponderazione creditizia per le imprese virtuose è stata calcolata in 72,8% rispetto al 76,7% di chi non lo è.
Un differenziale che corrisponde a circa 390 basis point di risparmio di attività ponderate per il rischio o Risk-Weighted Assets per le banche a favore delle imprese circolari: ciò implica che gli istituti creditizi che supportano queste imprese ne beneficiano: il miglior profilo di rischio si traduce per loro in un maggiore risparmio, circa 4 euro ogni 100 erogati e 0,3 euro di capitale regolamentare.
Il report di Cerved Rating Agency non si chiude qui. Infatti, le scelte delle imprese circolari hanno, secondo gli studi, dei ulteriori benefici in termini finanziari. Il primo riguarda la maggiore capacità di coprire la spesa per interessi passivi tramite il risultato operativo (Ebit interest coverage mediano 5,89x vs. 4,74x, pari a +24%). Poi, generano più cassa – una volta e mezzo – da destinare all’investimento. Inoltre, risultano meno indebitate del 6% (PFN/EBITDA mediano 1,92x vs. 2,04x) e generano flussi di cassa più alti in rapporto all’indebitamento lordo (Free cash flow / Indebitamento lordo 6% vs. 2,9%).
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è ben posizionata sia per la produttività delle risorse (nel 2023 ha generato ben 3,6 euro di Pil per ogni kg di risorse consumate, 50 centesimi in più di Francia e Spagna quasi 1,5 euro in più della media UE) sia per il tasso di utilizzo di materiali circolari, dove si posiziona al secondo posto in Europa dopo la Francia con un tasso di riciclo del 18,7% e ben al di sopra della media UE (11,5%). Inoltre, la quota di materiali riciclati e reinmessi nell’economia è aumentata costantemente negli ultimi dieci anni.
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