Il fashion italiano non è green: ritardo di 8 anni sugli obiettivi di sostenibilità

Per recuperare il ritardo rispetto al percorso di decarbonizzazione previsto serviranno investimenti pari a 24,7 miliardi di euro entro il 2030

Sostenibilità nel fashion: la filiera italiana è ancora indietro© Shutterstock

La moda? In Italia è ancora molto meno green di quanto dovrebbe essere a questo punto. Se da una parte nel fashion sono innegabili alcuni progressi, dall’altra questi stessi progressi sono ancora insufficienti e non all’altezza delle aspettative di sostenibilità da rispettare per raggiungere gli obiettivi climatici in tempi brevi.

A sostenerlo sono i dati raccolti da The European House – Ambrosetti nello studio strategico Just Fashion Transition. Lo studio, che è stato presentato in questi giorni al Venice Sustainable Fashion Forum, prosegue un lavoro iniziato nel 2022, con un’analisi volta ad approfondire le sfide e le opportunità della transizione sostenibile nel settore fashion.

Per giungere alle sue conclusioni, Just Fashion Transition ha esaminato oltre 500 imprese, tra retailer globali, big europei e aziende della filiera italiana. Ha poi sviluppato le proiezioni delle prestazioni economiche e ambientali delle imprese di settore al 2030, basandosi su serie storiche che contano più di 775 datapoint a livello europeo.

Come abbiamo detto, i risultati dell’analisi sono tutto fuorché rincuoranti: riassumendo nel modo più stretto possibile, il settore del fashion è in ritardo di otto anni rispetto agli obiettivi imposti dall’Unione europea nella sostenibilità. Non solo: sempre secondo i dati dell’analisi per recuperare il ritardo rispetto al percorso di decarbonizzazione previsto, serviranno investimenti pari a 24,7 miliardi di euro entro il 2030.

Si tratta di un vicolo cieco, perché l’alternativa è ridurre i volumi di produzione per rimanere entro i limiti di emissione, cosa che comporterebbe perdite di ricavi 8 volte superiori. Dall’altra parte, sempre in base a Just Fashion Transition, la colpa di questo ritardo non è soltanto della governance e delle decisioni degli imprenditori.

Anche se si rileva che all’interno delle aziende manchino spesso le competenze e che poche pubblicano bilanci di sostenibilità, il problema va ricercato a monte: il rallentamento dell’economia hai infatti limato la disponibilità delle aziende, impedendo loro di investire in sostenibilità.

A conti fatti la bassa redditività (tra il 7 e l’11%), coniugata gli alti indici di indebitamento rendono le operazioni nell’ottica della decarbonizzazione inaffrontabili per circa il 92% delle aziende, soprattutto nel settore conciario e dell’abbigliamento. Poche anche le certezze normative, così come la possibilità di rispondere alle esigenze sempre più alte in termini di volumi senza ricorrere al fast e al super fast fashion, drammaticamente inquinanti.

La risposta a questa situazione dovrebbe essere sinergica: tutti gli elementi strategici dovrebbero dialogare e cooperare e dovrebbero nascere agevolazioni per rendere più affrontabili le spese di sostenibilità.

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