Mentre il tempo scorre inesorabile e ci avviciniamo pericolosamente al punto di non ritorno, i sempre più numerosi summit e negoziati sul clima si stanno dimostrando tristemente inefficienti e inefficaci. Irrimediabilmente incapaci di portare soluzioni concrete. A partire dall’attesa Cop29, ossia la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici 2024, tenutasi a Baku, in Azerbaigian, nel novembre scorso, sulla quale erano state riposte molte speranze, ma che si è rivelata alquanto deludente: si è arrivati a fatica a firmare un’intesa che contempla impegni a dir poco meno stringenti di quanto sarebbe stato necessario.
L’accordo economico sottoscritto prevede, per esempio, che i Paesi industrializzati destinino almeno 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 a quelli in via di sviluppo per sostenerli nelle misure per contrastare il cambiamento climatico. Ben poco se si pensa che gli esperti stimano che sarebbero necessari 1.300 miliardi annui per far fronte alle necessità più urgenti. Cifra che si dovrebbe arrivare a mobilitare ogni 12 mesi entro la fine del prossimo decennio, ma sulla quale non è previsto alcuni vincolo giuridico.
Per di più, benché abbiano un ruolo rilevante nelle emissioni, Cina, Corea del Sud e Stati Opec del Golfo non sono inseriti ufficialmente tra i Paesi sviluppati nella Convenzione Onu sul clima. Perciò sono sì incoraggiati a contribuire, ma non ne hanno l’obbligo. E di fronte alla richiesta di allungare l’elenco dei responsabili dei finanziamenti arrivata dai Paesi occidentali proprio la Cina si è opposta.
Altrettanto se non ancor più deludenti si sono rivelati i negoziati di Busan, in Corea del Sud, sempre a fine 2024, che miravano a limitare la produzione di plastica: i 178 Paesi che hanno partecipato all’incontro patrocinato dall’Onu non hanno raggiunto neanche gli obiettivi minimi fissati alla vigilia, ossia bandire gli additivi pericolosi (se ne contano 4.200) che vengono aggiunti alle plastiche per dargli caratteristiche diverse e promuovere il riciclo. Si trattava nientemeno che del quinto round di negoziati falliti sul tema e purtroppo, nel momento in cui scriviamo, non ne è nemmeno stato deciso quando se ne terrà un sesto. Del resto, viene da dire, probabilmente servirebbe a poco.
Articolo pubblicato sul numero di Business People di gennaio-febbraio 2025. Scarica il numero o abbonati qui
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