Il 2016 è cominciato in frenata: i dati Istat relativi ai consumi di gennaio non hanno segnalato variazioni di rilievo rispetto al mese precedente, e su base annua è stato riscontrato un calo dello 0,8%.
VINCE LA GRANDE DISTRIBUZIONE. Una riduzione dei consumi che ha colpito in particolar modo le piccole imprese, che vedono scendere i ricavi di un 2%; meglio la grande distribuzione, che tiene e cresce dello 0,6. In particolare, a soffrire di meno è il comparto degli esercizi specializzati non alimentari (per esempio negozi di abbigliamento e mobilifici), che crescono mediamente del 3,9%. Tra i negozi a prevalenza di merce edibile, le migliori performance sono segnate dai discount (che conquistano un +0,8%, a differenza di supermercati e ipermercati, rispettivamente -0,4 e -0,3%). Su base mensile, il non alimentare segna un +0,1% come a valore delle vendite, che resta invece stabile per quel che riguarda l’alimentare; se invece si guarda al volume del venduto i generi tengono meglio, crescendo dello 0,3% dove il non-food diminuisce dello 0,1.
I COMMENTI DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA. Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, ha commentato l’inizio non pienamente positivo del 2016: il calo è tangibile, e neanche i saldi sono stati in grado di conquistare i consumatori e dare respiro ai negozi. Confcommercio condivide le osservazioni di Federdistribuzione, e attribuisce il languire del mercato al «permanere di una fase di debolezza dei consumi, in relazione soprattutto ai beni di acquisto frequente, che si ripercuote anche sulle piccole superfici con un brusco ridimensionamento dopo alcuni mesi di moderato miglioramento».
© Riproduzione riservata