Libere di inquinare il mare, di cementificare le coste e di trivellare petrolio dai fondali marini. Tante, troppe, le regioni d’Italia che anche quest’anno non superano l’esame Goletta Verde di Legambiente. Come di consueto l’associazione ambientalistica ha effettuato un giro lungo le coste italiane per verificarne lo stato di salute. Molto preoccupanti ancora una volta i risultati emersi. Nel 2011, a ormai 35 anni dall’approvazione della Merli, la prima legge nostrana sul trattamento delle acque reflue, non vengono sottoposti a adeguata depurazione gli scarichi fognari di ben 18 milioni di italiani. L’Oscar dell’inquinamento microbiologico delle acque marine, principalmente causato da un inesistente o inadeguato sistema di depurazione, va alla regione Calabria, dove oltre il 60% dei cittadini è costretto a scaricare a mare reflui non depurati a norma di legge, seguita da Campania e Sicilia. 146 sono ancora i punti critici disseminati lungo il territorio nazionale, praticamente uno ogni 51 km di costa, l’80% dei quali è risultato fortemente inquinato. Le regioni dal mare più cristallino risultano invece la Sardegna, dove si è registra un punto critico ogni 346 km di costa, e la Puglia, una criticità ogni 96 km.
Per quanto concerne la libertà di cementificare le coste, si apre un altro triste capitolo: solo nel 2010 sono state ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle forze dell’ordine, quasi 10 reati al giorno. Anche in questa poco onorevole classifica il podio è occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. Ma il cemento sulle coste non dilaga solo al Sud, ma anche al Centro e al Nord, dove prende le vie legali della speculazione edilizia, delle mega opere portuali e della bolla affaristica delle seconde e terze case. Il Veneto, con progetti di nuove darsene, porti turistici e urbanizzazioni sulla costa in provincia di Venezia, il Friuli Venezia Giulia, con l’espansione urbanistica che riguarda la città di Grado (Go), ma anche le Marche e l’Emilia Romagna, con la cementificazione costiera passata e recente, o il Lazio, con il nuovo porto a Fiumicino (Rm),
La terza libertà contro cui si è schierata Goletta Verde nella sua edizione 2011 è stata quella di trivellare petrolio dai fondali marini. Il mare italiano è vittima di un vero e proprio assedio: sono 25 i permessi di ricerca già rilasciati al 31 maggio 2011 al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini, per un totale di quasi 12mila kmq a mare, pari ad una superficie di poco inferiore alla regione Campania. Ben 12 permessi riguardano il canale di Sicilia, 7 l’Adriatico settentrionale, 3 il mare tra Marche e Abruzzo, 2 in Puglia e 1 in Sardegna. Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area coinvolta diventa di 30mila kmq, una superficie più grande della regione siciliana. Nel dettaglio, le aree di mare oggetto di richiesta di ricerca sono 39: 21 nel canale di Sicilia, 8 tra Marche, Abruzzo e Molise, 7 sulla costa adriatica della Puglia, 2 nel golfo di Taranto, e 1 nell’Adriatico settentrionale.
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