Corruzione, libertà di stampa, stabilità delle istituzioni: è soprattutto per il mancato miglioramento in queste aree che il nostro Paese rimane ancora poco sostenibile. Secondo la classifica semestrale sulla sostenibilità dei Paesi Ocse presentata da Degroof Petercam Asset Management, società di gestione del risparmio di Degroof Petercam, l’Italia non ha compiuto significativi passi in avanti rispetto al secondo semestre 2017 e infatti non va oltre la 29esima posizione, su un totale di 35 posti disponibili. Del resto, l’incidenza della corruzione rimane alta; l’istruzione e l’innovazione, cartine tornasole per valutare le aspettative delle generazioni più giovani, non decollano; il tasso di povertà è in aumento; l’equa distribuzione della ricchezza è ancora una chimera; l’informazione non è sufficientemente libera; le istituzioni barcollano. Le uniche note relativamente positive riguardano l’efficienza energetica, le emissioni inquinanti e il peso delle fonti di energia rinnovabili sul totale del fabbisogno nazionale.
Possiamo comunque consolarci. L’Italia, infatti, non è la sola, fra le principali economie globali, a non rispettare le aspettative sulla sostenibilità: a farle compagnia nella parte bassa della classifica ci sono anche gli Stati Uniti, 28esimi, la Spagna, 27esima, e il Giappone, 20esimo. A chi invece va il podio? Alla Norvegia, che nella precedente rilevazione era quarta, alla Danimarca e alla Svizzera, che spodesta la Svezia dal terzo posto. Entrano nella top ten anche l’Olanda e il Lussemburgo, rispettivamente in ottava e nona posizione. La classifica stabilità dei Paesi Ocse viene elaborata analizzando oltre 60 indicatori, raggruppati in cinque grandi aree: trasparenza delle istituzioni e valori democratici; tutela dell’ambiente; popolazione, salute e distribuzione della ricchezza; istruzione e ricerca & sviluppo; economia.
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